Nasce l’amore

Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]

Amami come sono

Amami come sono e non per ciò che sembro non cercare in me ciò che è in te:sbagli Ognuno ha in sè qualcosa di irripetibile tu,se vuoi,puoi imitarlo,ma mai copiarlo Forse ti impressioni per la mia maturità non desistere,sarai certo […]

pianto

Il miracolo delle lacrime

Chi non ha mai pianto non è un vero uomo e tanto meno ha una fede viva. Tra i tanti miracoli dell’umanita quello delle lacrime è  il più bello, perché schiude il cuore alla gioia e al dolore, al sorriso dell’accoglienza e […]

Chi bussa alla porta?

Non affogare la vita nello scrigno d’oro ogni cosa vive nel segno del provvisorio Nessuno si appaga in quello che possiede nè depone le ali,usate sempre per volare Chi ha,più vuole e si preoccupa di avere è come una trottola,mai […]

Più tempo per me

Ho consumato troppo tempo,senza avere nemmeno un istante per poter misurare la cifra tra ciò che ero ed oggi sono Sempre immerso nell’immediato,tutto m’è sfuggito di mano persino l’ombra del silenzio,dove guardavo al mio futuro Ora conto attraverso le rughe […]

 

Prime Comunioni: 08 Giugno 2014

chiesa 2

chiesa 1Tutti i fedeli,con un atteggiamento di profonda religiosità, scandito dall’invocazione dello Spirito Santo, hanno accolto l’ingresso in Chiesa dei bambini in processione,insieme con il Parroco ed i ministranti.

Nove bambini che sembravano veramente nove angeli: Antonio Castiello, EMI Pasquariello, Rubino Alessia, Rubino Giovanni, Montieri Dario, Ventriglia Alesia, Di Costanzo Raffaele, Eviglia Elpidio, Del Re Maurizio.

Il silenzio ha creato un momento di ascolto e di preghiera,fortemente sentito, dove ognuno quasi vedeva una presenza di luce e di amore aleggiante sui loro volti.

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Lo Spirito Santo: Presenza di luce

pentecoste

La Pentecoste è la festa dello Spirito Santo. E’ l’iniziativa congiunta del Padre e del Figlio di inviare lo Spirito sul mondo. Inviato dal Padre e dal Figlio, lo Spirito Santo viene su di noi; è Lui che, dopo il Figlio, si inserisce nella storia della salvezza come l’altra mano del Padre, come dice S. Ireneo. E’ Lui che entra nella vita del mondo come servo di Cristo per interiorizzare nei cuori degli uomini il Vangelo, per diffondere tra loro i beni della Pasqua.
Ma noi conosciamo lo Spirito Santo? Crediamo veramente nella Persona e nell’azione dello Spirito Santo? Ebbene, Gesù ci ha parlato dello Spirito, ce ne ha indicato l’esistenza, ce ne ha rivelato il mistero:”Lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio none, egli vi insegnerà ogni cosa……quando me ne sarò andato, ve lo manderò”. Gesù ci rivela anzitutto che lo Spirito Santo è qualcuno, cioè una persona. Egli appartiene al mistero dell’unico Dio, che vive in tre Persone uguali e distinte: Padre Figlio e Spirito Santo. Ci dice che lo Spirito Santo è presso di noi, con noi, in noi; ci santifica di dentro, è la nostra fecondità soprannaturale. Ci dice che “ci insegnerà ogni cosa, ci guiderà alla verità tutta intera”.
Lo Spirito Santo è nella chiesa una presenza di luce, di guida, di continuo arricchimento nei confronti della verità. E’ Lui che ci fa accettare Cristo per quello che è; attraverso di Lui si attua la nostra redenzione. Spesso proviamo stupore nel vedere la vitalità sempre fresca e giovane della Chiesa, ma non ci rendiamo conto che tutto è opera dello Spirito, agente primario di qualsiasi evangelizzazione. Non ci rendiamo conto che tutto continuamente viene vivificato dalla sua presenza invisibile, che aleggia su di noi, scende nei nostri cuori, aprendoci alle meraviglie di Dio.
Ed è proprio la verità e la realtà di questa Presenza misteriosa che trasforma ed accende i discepoli di Gesù, che da essa investiti riscoprono la fortuna di essere suoi discepoli nel desiderio mai spento di rendergli testimonianza sempre e dovunque.
La Pentecoste, infatti, restituisce al mondo la presenza di Gesù, ma in una condizione ed in una forma nuova. Il Cristo sarà ormai nell’uomo, dentro l’uomo, non solo di fronte all’uomo:”in quel giorno, a Pentecoste – dice Gesù – voi conoscerete che io sono in voi”. Nello stesso tempo, iniziano la missione e la storia della chiesa: alla comunità di grazia che Cristo istituisce a Pasqua, lo Spirito dona un’anima. A causa di quest’anima la Chiesa è una realtà vivente. Cristo fonda la Chiesa lungo gli anni della sua opera messianica, ma è a Pentecoste, con l’invio dello Spirito che egli dona ad essa il soffio della vita. Ed è proprio in virtù dello Spirito che essa dura nel tempo ed è capace di penetrare nel mistero di Cristo e nel cuore degli uomini. Senza la forza dello Spirito diminuiscono la fede e la speranza, cresce la paura nei credenti e nella stessa chiesa; si paralizza la missione, si accentuano le divisioni e le distanze. Tutto diventa senza sapore, tutto diventa insignificante. San Bonaventura diceva:”che cosa conta l’uomo, se non ha lo Spirito Santo?”. Tutto ciò che di bello, di positivo avviene nel mondo e nella chiesa è opera dello Spirito Santo. Tutto ciò che di santo si fa e si dice nella chiesa è opera dello Spirito Santo. Ecco perché noi dobbiamo affezionarci al Padre, perché è nostro Padre; al Figlio, perché è nostro Redentore e nostro fratello; allo Spirito Santo, perché è nostro santificatore. Lasciarsi sedurre dallo Spirito di Dio è un gustare nel Figlio l’amore del Padre; è un sentirsi pensato ed amato individualmente da Lui; è un assaporare la tenerezza e la gioia della propria presenza nel cuore di Dio. E sentirsi nel cuore di Dio è un miracolo quotidiano più bello che possa vivere l’uomo.

La Pentecoste:lasciamoci abitare dallo Spirito

Pente

La Pentecoste è il memoriale della missione dello Spirito quale dono insuperabile fattoci dal Risorto. Con questo evento ha compimento la grande e unica Domenica di Pasqua e noi facciamo festa perché la vita stessa del Risorto ci è comunicata dallo Spirito. Esso non dice nulla di suo, ma comunica e conferma quanto Cristo ha comunicato e rivelato. La Pentecoste è iniziata proprio la sera stessa della Risurrezione, quando il Signore risorto venne per la prima volta tra i suoi apostoli nel cenacolo e, dopo averli salutati con l’augurio di pace, alitò su di loro e disse: «Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi… » (Gv 20,22-23). Cristo ha dato lo Spirito Santo alla Chiesa come il dono divino e come la fonte incessante ed inesauribile della santificazione. La sera stessa della sua risurrezione, con una puntualità impressionante, Cristo adempie la promessa fatta sia in privato che in pubblico, alla donna di Samaria ed alla folla dei Giudei, allorché parlava di un’acqua viva e salutare, ed invitava ad andare a lui per poterla attingere in abbondanza ed estinguere con essa per sempre la sete «E questo diceva – commenta l’evangelista – in riferimento allo Spirito, che avrebbero ricevuto i credenti in lui; infatti non c’era ancora lo Spirito, perché Gesù non era stato ancora glorificato» (Gv 7,39). Così, non appena è avvenuta la glorificazione, quella medesima promessa dell’invio-arrivo dello Spirito paraclito, formalmente confermata ai suoi apostoli , viene immediatamente soddisfatta. Non vi lascerò orfani, vi manderò lo Spirito Santo Consolatore, avrete forza dallo Spirito Santo. Lasciamoci abitare e devastare dalla forza di Dio, dallo Spirito amore. Che entri lo Spirito, cha faccia violenza, che scardini tutte le nostre scuse e le nostre porte chiuse a doppia mandata. Che mandi in frantumi le nostre (finte) difese per risvegliare in noi l’ardore e il desiderio di amare!  Vieni Santo Spirito, Vieni nel mio cuore … Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. Lava ciò che è sórdido, bagna ciò che è árido, sana ciò che sánguina…. Sia, oggi, l’inizio di una eterna e reiterata Pentecoste. Lasciamoci abitare dallo Spirito.

A cura di Don Agostino Porreca

 

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ASCENSIONE DEL SIGNORE

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L’Ascensione non è un episodio isolato della storia di Gesù. Anzi, tutta la Sua esistenza è compresa fra due punti estremi e reciproci: il Natale e l’Ascensione. Questi due misteri sono uniti da una stretta logica: soltanto Colui che è uscito dal Padre, può ritornare al Padre:”Nessuno è mai salito al cielo – dice l’evangelista Giovanni – fuorché il Figlio dell’uomo che è disceso dal cielo”. Pertanto, l’Ascensione dà senso pieno al Natale: il Figlio di Dio è disceso dal cielo per farci salire con lui alla destra del Padre. Senza questa risalita al Padre ci risulterebbe difficile comprendere la venuta di Gesù nella nostra storia; non comprenderemmo a fondo la sua vita terrena, la sua passione e morte; e neppure la sua risurrezione.
I due misteri, quindi, si richiamano e si completano: nel mistero dell’incarnazione, il Figlio di Dio si abbassa fino a condividere in tutto, fuorché nel peccato, la nostra condizione umana; nell’Ascensione, lo stesso Figlio eleva la sua e la nostra umanità, fino a portarla dentro la realtà più profonda di Dio, nella comunione, cioè, del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo. Per cui tale festa ci ricorda che noi non siamo quaggiù per caso, senza un senso; abbiamo invece un futuro, un senso, una direzione di marcia: siamo chiamati alla piena comunione con Dio e con i fratelli. E questa è la nostra vocazione; per cui dobbiamo vivere in maniera degna di questa chiamata: non dobbiamo vivere senza senso né lasciarci intrappolare dalle cose; al contrario, dobbiamo vivere nella “speranza di raggiungere Cristo nella gloria”.
Cristo, con l’Ascensione, entra nella vita nuova, che implica la sua risurrezione, non solo come Dio e Figlio di Dio, ma anche come uomo e Figlio dell’uomo. Egli è il nuovo Adamo ed il rappresentante dell’umanità creata nuovamente; l’umanità che porta con sé al Padre, avendo Egli con l’incarnazione assunto la nostra condizione umana. Perciò, San Agostino dice:”Nella sua incarnazione Cristo discese da solo, ma non salì al cielo da solo”. Salendo al cielo Cristo non solo non ci ha abbandonati, ma addirittura ci ha indicato la strada per raggiungerlo nella gloria. Una festa di gioia e di grande attesa, dunque, quella che celebriamo oggi. Proprio come Gesù aveva detto ai suoi apostoli:”E’ bene per voi che io me ne vada”. Un andare che non significa partenza dal mondo né assenza dalla vita umana, ma è l’inizio di un nuovo modo di essere presente nel mondo. E il Vangelo specifica la natura di questa nuova presenza di Cristo risorto.
Egli continua ad agire nella storia in favore dell’uomo attraverso la missione e la predicazione degli apostoli:”Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura”; continua ad essere presente attraverso le opere dell’amore compiute.
Nello stesso tempo, ci affida un duplice compito: essere persone di comunione nel mondo come segno ed anticipo della comunione con Dio, a cui tutti siamo chiamati; essere annunciatori autentici dell’amore di Dio che “è Padre di tutti”.
La festa dell’Ascensione, pertanto, non ci proietta nella ricerca affannosa del soprannaturale:”che fate lì fermi a guardare il cielo?”; né ci spinge alla semplice contemplazione del divino, ma ci mostra l’orizzonte verso cui dobbiamo camminare, senza distrarci dalla vita quotidiana né dai problemi che essa presenta. Senza lasciarci sedurre da un eccessivo angelismo né da un pauroso terrenismo, dobbiamo vivere il quotidiano attraverso i segni di comunione e di solidarietà, nella consapevolezza che qui, su questa terra, progetteremo e costruiremo il nostro destino di eternità.

Crescita umana e spirituale.

madre

Non si può negare che c’ è un rapporto profondo  tra  crescita umana e spirituale.

Infatti, sia per l’ una che per l’ altra non esiste una crescita in senso puro ed autonomo.

Si arricchiscono e si condizionano reciprocamente.

Le pesantezze, le devastazioni, le fragilità  come  anche la serenità, le certezze, le gioie sono un po’ come i vasi comunicanti.

Sono contenuti che scendono e salgono e possono facilmente influenzare ogni equilibrio.

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la lettera anonima

anonima

Un giorno, un bambino mi chiese:” Che cosa ti piace in un uomo e cosa vorresti che  non facesse mai ? “.

Lo guardai negli occhi, pieni di curiosità, mi fermai alcuni istanti e gli risposi: ” In un uomo mi piace tutto, perché egli è  il capolavoro di Dio”.

Anche se a volte   fa i capricci e preferisce percorrere strade alternative al suo disegno di salvezza, conserva sempre in sé,  nel suo cuore, la bellezza dell’ immagine e somiglianza.

Ecco perché , nonostante tutto, Dio lo cerca sempre e lo trova sempre.

Così, anch’ io, benché spesso giudicato male, reso oggetto di stupide fantasie o di pensieri maldestri, non riesco mai a dire di no a chi, in difficoltà,  mi chiede qualcosa.

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Il Muro del Pianto

muro

Quanti pensieri, desideri e speranze nel cuore del Santo Padre davanti al Muro del pianto!

Riassunti nella preghiera, consegnata alla storia, con una piccola busta bianca, in una fessura delle grandi Pietre, il Papa ha parlato solo con gli occhi, che sembravano luci penetranti ed illuminanti dell’unica Fede, che segnò il cammino di Abramo, padre di tutti: ebrei,islamici e cristiani.

muro 1Tre Popoli di proprietà dello stesso Dio, che ieri e persino oggi,continuano spesso a percorrere vie diverse,lasciando alle ortiche la bellezza di tutto ciò che li unisce.

Il volto serio, ma sereno del Papa sembrava un quadro in una cornice antica:le rughe rendevano visibili le sue preoccupazioni, ma anche la speranza di pace per il futuro nazionale di Israele e della Palestina; il sorriso apriva spazi di profonda semplicità, che scioglieva qualsiasi protocollo di serietà; i gesti, non sempre esemplari per l’occasione, rendevano bella ed attraente ogni visione.
Chi ha visto Papa Francesco davanti al muro del Pianto, con la mano quasi attaccata alle Pietre, certamente ha sentito la nostalgia di Dio.

Il Papa in Israele

Israele

L’accoglienza delle Autorità israeliane e il saluto del Santo Padre all’aeroporto Ben Gourion di Tel Aviv, sono stati scanditi da un clima di amicizia e di fraternità.
Dopo i discorsi di Simon Peres e di Netanjahu, che hanno sottolineato la volontà di pace e di rispetto della libertà religiosa all’interno del loro Paese, Papa Francesco si è presentato, a 50 anni di distanza da Paolo VI, come pellegrino sulle orme dei suoi predecessori.
Con la sua semplicità,che accarezza gesti e parole,subito ha messo in evidenza la via del dialogo e della conciliazione; per cui “non più scontro – ha detto – ma incontro ed inclusione”.
E se Gerusalemme significa Città della pace, non bisogna mai dimenticare che” cosi la vuole Dio e così la vogliono gli uomini di buona volta”.
Poi, con profondo realismo, senza sottacere le difficoltà della pace, ha aggiunto: ” vivere senza la pace è un tormento”.
Ecco allora la necessità per tutti di essere ” strumenti e costruttori di pace nella preghiera”.
E qui come fratello invita i due Presidenti di Israele e Palestina a casa sua, ossia in Vaticano, per un momento di preghiera,convinto che solo l’abbandono nell’unico Dio scioglie ogni durezza di cuore. Shalom

VI Domenica di Pasqua

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Le letture di questa domenica, tratte tutte dal Nuovo Testamento, sono di fondamentale importanza per noi cristiani, in quanto ci permettono di gustare uno dei momenti più profondi della rivelazione del mistero d Dio, fatta da Gesù Cristo: il mistero dell’unità e della sua Trinità, ”Io pregherò – dice Gesù – il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore”. Come domenica scorsa, così anche oggi siamo invitati a meditare su di un brano del Vangelo, sempre di Giovanni, preso dai discorsi di addio che Gesù rivolge ai discepoli nell’ultima Cena. Le parole anche adesso sono vibranti di consolazione e di speranza per i suoi discepoli. Alle espressioni di conforto e di sostegno di domenica scorsa:” Non sia turbato il vostro cuore”, oggi aggiunge qualcosa in più, che costituisce un ulteriore tassello rivelativo del suo amore:” Non vi lascerò orfani – dice – ritornerò da voi”.  Ebbene, prima di penetrare la ricchezza del brano evangelico, è opportuno soffermarci, in breve, sulle altre due letture. Nella prima, tratta dagli Atti degli Apostoli, vediamo come i cittadini della Samaria, convertiti alla fede in Gesù Cristo e battezzati nel suo nome grazie alla predicazione ed alle guarigioni operate da Filippo, ricevono lo Spirito Santo per mezzo di Pietro e Giovanni. Siamo davanti alla Pentecoste samaritana e, pertanto, ad uno dei primi esempi di reale espansione della Chiesa oltre i confini della Giudea. Nella seconda lettura,  ripresa dalla prima lettera di San Pietro, l’Apostolo esorta tutti i cristiani e, quindi, anche noi,  una volta ricevuto lo Spirito Santo, a testimoniare nella vita il Signore sempre con gioia, anche nelle tribolazioni; pronti a dare una risposta a chiunque ci chieda di dare ragione della nostra fede e della nostra speranza, le quali, coniugate con la testimonianza, qualificano lo stile del vero cristiano, che si fa annunciatore di un messaggio oltre che di fede, anche di speranza.

A questo punto, esaminiamo il brano evangelico, che si apre e si chiude con il tema dell’amore, il luogo privilegiato in cui Dio si manifesta in Gesù Cristo e carta di identità del fedele cristiano:” …… Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Qui troviamo il metro di valutazione per saggiare il nostro amore verso Gesù: l’osservanza dei comandamenti, nei quali Egli esprime la sua volontà.  Pertanto, osservare i comandamenti significa accogliere Gesù Cristo nella nostra vita, lasciarci guidare dalla sua parola, diventare nel mondo la sua visibilità.  Ed è proprio questo amore, testimoniato dalle opere, che ci rende prediletti non solo di Gesù, ma anche del Padre: ”Chi mi ama, sarà amato da mio Padre ed anch’io lo amerò”. Diventiamo così dimore di Dio e tempio della Trinità non se conosciamo di più, ma se amiamo di più, se siamo più fedeli ai comandamenti, la cui osservanza ci fa realmente presenti nel cuore di Dio. Ma Gesù non promette soltanto una più intima rivelazione di Sé a chi lo ama. Egli, conoscendo le difficoltà e le tribolazioni nella vita dei credenti, promette anche il dono dello Spirito Santo, designato come un altro “ Consolatore”. E lo chiama “Paraclito”: un termine greco che significa avvocato, difensore che intercede presso il Padre a favore di tutti noi credenti, aiutandoci a perseverare nella fede. Quella dello Spirito Santo, nella storia della salvezza, è un’azione non alternativa o sostitutiva dell’azione o della presenza di Gesù Cristo. Anzi, unico suo scopo è proprio quello di assicurare la presenza di Cristo nella Chiesa, di illuminarci sulla parola da Lui, “guidandoci alla verità tutta intera”. Nulla di nuovo Egli ci rivela; solo ci introduce nella comprensione del mistero più profondo di Cristo. Ci aiuta a conoscerLo meglio, a viverLo più intensamente; ci rende testimoni credibili del Vangelo. Solo lo Spirito Santo ci fa scoprire il senso più pieno del Vangelo e ci converte a Cristo. Quante volte espressioni della Scrittura ascoltate o lette sono sfumate del tutto inosservate, senza toccare il nostro cuore? Purtroppo, quando in noi non c’è l’azione dello Spirito Santo, la parola di Dio non è diversa dalle altre parole. E lo stesso Gesù, senza la esperienza dello Spirito Santo, rimane soltanto un bel concetto, una semplice conoscenza intellettuale, un ricordo distante e fugace. Invece, quando lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Padre e del Figlio, invade il nostro cuore, allora tutto diventa diverso e trasformante: il Vangelo non più un libro di saggezza o un codice di norme morali, ma una persona viva, a cui ci rivolgiamo spontaneamente, in un autentico dialogo di preghiera. Bellissime, a tale proposito, sono le parole pronunciate dal vescovo ortodosso Ignazio di Latachia, antica Laodicea, in Turchia, alla III^ assemblea Ecumenica Mondiale delle Chiese, celebrata nel 1968 a Upsala. Con un linguaggio ispirato, riferendosi allo Spirito Santo, dice: ”senza lo Spirito Santo, Dio è lontano; Cristo resta nel passato; il Vangelo è lettera morta; la Chiesa una semplice organizzazione; l’autorità una dominazione; la missione una propaganda; il culto un’evocazione e l’agire cristiano una morale da schiavi”.  Invece, “guidati dallo Spirito Santo, Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza di vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoria e anticipazione, l’agire umano viene deificato”. In altre parole, lo Spirito Santo, senza fare cose nuove, ma solo facendo nuove tutte le cose, ci insegna a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Gesù; ci ripresenta e ci fa vivere nella verità il gusto di essere la risurrezione ci Cristo Signore; ci fa sentire il gusto di essere pietre vive, impegnate nella costruzione dell’edificio della Chiesa, Corpo do Cristo, in cammino verso la casa del Padre.

Ad ogni tornata elettorale…

scheda

Ad ogni tornata elettorale il palcoscenico della politica locale e nazionale si arricchisce di volti nuovi, ma non di idee, che diventano sempre di più una merce rara.
Le parole che si ascoltano sono sempre le stesse, un coacervo di offese e di insulti.
Le promesse che vengono gridate sono inganni sottili,  che trovano spazio ancora in tanti poveri creduloni.
Anche le dazioni di soldi non mancano mai, anzi vestono maggiore valenza di penetrazione nella raccolta di voti: venti euro, a volte, possono essere il corrispettivo di un voto.
Ma la cosa più deprimente è  l’arroganza, che si nasconde in tanti candidati, che, senza conoscere nulla o poco del verbo politico, già si presentano in pubblico come portatori bugiardi di novità.
E come se non bastasse, in molti di essi si annida il germe del tornaconto personale, della conquista dei primi posti,  non importa se fatta a detrimento degli altri.
Purtroppo, pochi si avvicinano alla politica con il cuore della solidarietà nell’ interesse della cosa pubblica.
Molti, invece,  la vedono e la vivono come fonte facile di arrivismo e perché no, anche di ricchezza.
Perciò, oggi più che mai, è  importante pulire, esercitando bene il diritto di voto, il palcoscenico politico di questo intruglio perverso, che avvelena il vivere comune e getta alle ortiche ogni forma di trasparenza.