VI Domenica di Pasqua

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Le letture di questa domenica, tratte tutte dal Nuovo Testamento, sono di fondamentale importanza per noi cristiani, in quanto ci permettono di gustare uno dei momenti più profondi della rivelazione del mistero d Dio, fatta da Gesù Cristo: il mistero dell’unità e della sua Trinità, ”Io pregherò – dice Gesù – il Padre ed Egli vi darà un altro Consolatore”. Come domenica scorsa, così anche oggi siamo invitati a meditare su di un brano del Vangelo, sempre di Giovanni, preso dai discorsi di addio che Gesù rivolge ai discepoli nell’ultima Cena. Le parole anche adesso sono vibranti di consolazione e di speranza per i suoi discepoli. Alle espressioni di conforto e di sostegno di domenica scorsa:” Non sia turbato il vostro cuore”, oggi aggiunge qualcosa in più, che costituisce un ulteriore tassello rivelativo del suo amore:” Non vi lascerò orfani – dice – ritornerò da voi”.  Ebbene, prima di penetrare la ricchezza del brano evangelico, è opportuno soffermarci, in breve, sulle altre due letture. Nella prima, tratta dagli Atti degli Apostoli, vediamo come i cittadini della Samaria, convertiti alla fede in Gesù Cristo e battezzati nel suo nome grazie alla predicazione ed alle guarigioni operate da Filippo, ricevono lo Spirito Santo per mezzo di Pietro e Giovanni. Siamo davanti alla Pentecoste samaritana e, pertanto, ad uno dei primi esempi di reale espansione della Chiesa oltre i confini della Giudea. Nella seconda lettura,  ripresa dalla prima lettera di San Pietro, l’Apostolo esorta tutti i cristiani e, quindi, anche noi,  una volta ricevuto lo Spirito Santo, a testimoniare nella vita il Signore sempre con gioia, anche nelle tribolazioni; pronti a dare una risposta a chiunque ci chieda di dare ragione della nostra fede e della nostra speranza, le quali, coniugate con la testimonianza, qualificano lo stile del vero cristiano, che si fa annunciatore di un messaggio oltre che di fede, anche di speranza.

A questo punto, esaminiamo il brano evangelico, che si apre e si chiude con il tema dell’amore, il luogo privilegiato in cui Dio si manifesta in Gesù Cristo e carta di identità del fedele cristiano:” …… Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi mi ama. Chi mi ama, sarà amato dal Padre mio e anch’io lo amerò e mi manifesterò a lui”. Qui troviamo il metro di valutazione per saggiare il nostro amore verso Gesù: l’osservanza dei comandamenti, nei quali Egli esprime la sua volontà.  Pertanto, osservare i comandamenti significa accogliere Gesù Cristo nella nostra vita, lasciarci guidare dalla sua parola, diventare nel mondo la sua visibilità.  Ed è proprio questo amore, testimoniato dalle opere, che ci rende prediletti non solo di Gesù, ma anche del Padre: ”Chi mi ama, sarà amato da mio Padre ed anch’io lo amerò”. Diventiamo così dimore di Dio e tempio della Trinità non se conosciamo di più, ma se amiamo di più, se siamo più fedeli ai comandamenti, la cui osservanza ci fa realmente presenti nel cuore di Dio. Ma Gesù non promette soltanto una più intima rivelazione di Sé a chi lo ama. Egli, conoscendo le difficoltà e le tribolazioni nella vita dei credenti, promette anche il dono dello Spirito Santo, designato come un altro “ Consolatore”. E lo chiama “Paraclito”: un termine greco che significa avvocato, difensore che intercede presso il Padre a favore di tutti noi credenti, aiutandoci a perseverare nella fede. Quella dello Spirito Santo, nella storia della salvezza, è un’azione non alternativa o sostitutiva dell’azione o della presenza di Gesù Cristo. Anzi, unico suo scopo è proprio quello di assicurare la presenza di Cristo nella Chiesa, di illuminarci sulla parola da Lui, “guidandoci alla verità tutta intera”. Nulla di nuovo Egli ci rivela; solo ci introduce nella comprensione del mistero più profondo di Cristo. Ci aiuta a conoscerLo meglio, a viverLo più intensamente; ci rende testimoni credibili del Vangelo. Solo lo Spirito Santo ci fa scoprire il senso più pieno del Vangelo e ci converte a Cristo. Quante volte espressioni della Scrittura ascoltate o lette sono sfumate del tutto inosservate, senza toccare il nostro cuore? Purtroppo, quando in noi non c’è l’azione dello Spirito Santo, la parola di Dio non è diversa dalle altre parole. E lo stesso Gesù, senza la esperienza dello Spirito Santo, rimane soltanto un bel concetto, una semplice conoscenza intellettuale, un ricordo distante e fugace. Invece, quando lo Spirito Santo, che è lo Spirito del Padre e del Figlio, invade il nostro cuore, allora tutto diventa diverso e trasformante: il Vangelo non più un libro di saggezza o un codice di norme morali, ma una persona viva, a cui ci rivolgiamo spontaneamente, in un autentico dialogo di preghiera. Bellissime, a tale proposito, sono le parole pronunciate dal vescovo ortodosso Ignazio di Latachia, antica Laodicea, in Turchia, alla III^ assemblea Ecumenica Mondiale delle Chiese, celebrata nel 1968 a Upsala. Con un linguaggio ispirato, riferendosi allo Spirito Santo, dice: ”senza lo Spirito Santo, Dio è lontano; Cristo resta nel passato; il Vangelo è lettera morta; la Chiesa una semplice organizzazione; l’autorità una dominazione; la missione una propaganda; il culto un’evocazione e l’agire cristiano una morale da schiavi”.  Invece, “guidati dallo Spirito Santo, Cristo risorto si fa presente, il Vangelo si fa potenza di vita, la Chiesa realizza la comunione trinitaria, l’autorità si trasforma in servizio, la missione è una Pentecoste, la liturgia è memoria e anticipazione, l’agire umano viene deificato”. In altre parole, lo Spirito Santo, senza fare cose nuove, ma solo facendo nuove tutte le cose, ci insegna a conoscere il cuore di Dio nelle parole di Gesù; ci ripresenta e ci fa vivere nella verità il gusto di essere la risurrezione ci Cristo Signore; ci fa sentire il gusto di essere pietre vive, impegnate nella costruzione dell’edificio della Chiesa, Corpo do Cristo, in cammino verso la casa del Padre.

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