Nasce l’amore
Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]
La nostra è una societá senza respiri di amore.
Non trova più in sè la sua memoria, intarsio di umanità impresso nel cuore di Dio.
Nè pone al centro delle sue attenzioni chi vive nella precarietà.
Guarda solo chi produce e fa ricchezza, nella indisponibilità all’ascolto di chi non ha voce o non ha forza, per gridare il suo dolore.
La cultura dello scarto è diventata la sua carta di identità.
Scarta tutto ciò che non serve.
Ed oggi, più di ieri, molti vengono abbandonati come fagotti di rifiuto, perchè considerati improduttivi o frenanti per la ricchezza.
Così,i bambini sono visti come un optional, possibilmente da evitare, per non rallentare il ritmo del proprio benessere.
Gli anziani vengono isolati e spesso costretti a spegnersi, senza affetto, in una forma di eutanasia nascosta.
E gli stessi giovani, un tempo immagine reale di futuro, vengono messi da parte, perchè non sono nè studio nè lavoro.
E che dire dei poveri morenti di fame, sparsi lungo le vie, nell’indifferenza dei ricchi?
Come è desolante e tenebroso lo specchio della vecchia Europa, che, avendo smarrito le radici cristiane e rimasta attratta solo dal dio denaro, è scivolata nel disincanto di ogni solidarietà!
Eppure, un giorno saranno proprio costoro, ossia, i bambini, gli anziani, i giovani, i poveri la nuova pietra d’angolo del Vangelo, essenziale per la costruzione di una societá più umana e più cristiana.
Ognuno ogni giorno sperimenta sensazioni diverse, dipinte di multiformi colori, che mascherano barlumi di felicità.
Così, nel momento in cui pensa di essere appagato, di vivere nella provetta della sicurezza, dove ogni desiderio si mostra realizzabile, all’improvviso crolla ogni aspirazione e tutto si veste di illusione.
Anzi, fermandosi e guardandosi dentro, nelle pieghe più nascoste, scopre solo finte vie senza indicazioni di ritorno.
Sono le vie che altri tracciano con girotondi di emozioni, foriere di vuote speranze, per chi cerca ogni soddisfazione solo nei preparati artefatti e non nella presenza dell’ amore di Dio.
Il dubbio non è sinonimo di tristezza né di superbia.
Chi dubita è solo uno che cerca, rincorre la bellezza della verità, e mai si chiude alla sconfitta.
Ama rischiare, scommettere su se stesso, convinto che alla fine troverà la sua perla preziosa.
Egli ha gli occhi in fronte che puntano diritti al cuore di Dio, dove potrà vedere, come in uno specchio, il mercato di pensieri che vanno e vengono nel suo cuore.
Qui egli si riconoscerà, saprà cosa accade in lui e proverà l’ ebbrezza della ricerca, percorrendo la strada di Cristo.
Pertanto, un vero cercatore di Dio non può non essere un uomo di gioia ed un portatore di gioia.
Cari genitori,i vostri figli: Alberto Ventrone, Mariarosaria Formisano, Serena Di Monaco, Alessandra Speranza Severino, Alessandra Santillo, Anna Rosa Rivetti, Valentina Topa, Antonio Canneto, Roberto Rossetti, Angela Nardiello, alcuni anni fa, furono battezzati nel nome del Padre,del Figlio e della Spirito Santo, diventando figli di Dio.
Oggi,grazie alla vostra collaborazione, dopo una preparazione attenta impartita loro dalle catechiste, per la prima volta hanno ricevuto il Pane eucaristico, nel quale Gesù è presente realmente, veramente, sostanzialmente.
Non solo,ma essi,ricevendo Gesù, sono entrati nel cuore della Trinità,nel cui nome furono battezzati.
La solennità del Corpus Domini trova le sue radici nella venerazione dell’Eucaristia tipica dei secc. XII e successivi. Stabilita dopo le visioni mistiche di Giuliana di Liegi dal suo confessore divenuto papa Urbano IV (Bolla Transiturus del 1264), la festa si svilupperà dopo la pubblicazione delle Decretali (1317) e, soprattutto, per il suo legame con la processione, elemento popolare che vi si inserirà verso la fine del sec. XIII. La solennità del Corpus Domini è da ritenere il culmine della gioia pasquale: nell’Eucaristia Dio sarà con voi fino alla fine del mondo. Il Signore Gesù, dopo l’Ascensione al Cielo, resta e si dona sotto il segno del pane spezzato e del vino, nei quali offre il suo Corpo in cibo e il suo Sangue in bevanda di salvezza e di vita Egli rimane con noi per sempre. Ora noi possiamo incontrare Gesù attraverso la “memoria” di lui, specialmente la “memoria” liturgico-sacramentale (memoriale). Durante la Celebrazione liturgica noi facciamo, infatti, memoria di Gesù, della sua vita, della sua morte, della sua risurrezione, rendendolo in tal modo “presente” in mezzo a noi. Non si tratta, pertanto, di una presenza disincarnata, di una memoria che si affida solo al ricordo psicologico. Si tratta di una memoria che attraverso i segni del pane e del vino mangiati e condivisi dalla Comunità, rende presente Cristo nella sua realtà e nel mistero che ci vengono comunicati. Poiché Cristo è al centro e al vertice di tutta la Storia della Salvezza, l’Eucaristia, memoriale della sua passione-morte-risurrezione, è ricordo e celebrazione (memoriale) di tutta la Storia della Salvezza: lo è delle vicende di Israele, “popolo di Dio”; della vita di Cristo; della storia e della vita attuale della Chiesa, “nuovo popolo di Dio”. L’Eucaristia è la memoria di cui abbiamo bisogno per essere e rimanere cristiani. L’Eucaristia è la memoria che fa una comunità. H. de Lubac diceva: L’Eucaristia fa la Chiesa. E Benedetto XVI: «È l’Eucaristia che trasforma un semplice gruppo di persone in comunità ecclesiale: l’Eucaristia fa Chiesa». È dunque fondamentale che la celebrazione della Santa Messa sia effettivamente il culmine, la «struttura portante» della vita di ogni comunità parrocchiale.
A cura di don Agostino Porreca
La bellezza di qualsiasi liturgia non sta nella ricchezza di ciò che si indossa, ma nella semplicità che l’attraversa.
Ancora una volta i bambini delle prime comunioni – secondo turno – hanno dato una grande testimonianza di fede, proporzionata alla loro età, nella presenza vera reale e sostanziale di Gesù nell’Eucaristia.
La tradizione latina colloca al termine del Tempo pasquale la solennità della Santissima Trinità, con l’intento di proporre alla contemplazione adorante dei fedeli l’immagine stessa di Dio, autore della Storia di Salvezza e ragione ultima di ogni umano divenire.
La professione di fede cristiana in Dio Padre e Figlio e Spirito Santo trova nella Sacra Scrittura una sua traccia storica fondativa. Il mistero di Dio Padre e Figlio e Spirito Santo, nel Nuovo Testamento, si rivela attraverso gli eventi di salvezza che hanno il loro centro nella Pasqua di Cristo.
La Comunione Trinitaria è il vero futuro dell’uomo, la sola che possa assicurare all’uomo un progetto di vita senza limiti perché capace di superare anche la morte.
Dice efficacemente sant’Agostino: «Dio è tanto inesauribile che quando è trovato è ancora tutto da trovare».
Don Franco Duonnolo, in occasione della Tesi di Dottorato sugli affreschi della Basilica Benedettina, discussa presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale in Capodimonte, ha dato un penetrante respiro di novità alla bellezza delle immagini, espresse in un mirabile ciclo pittorico e tutte tese a rendere visibile l’ Invisibile.
Bellissime le intuizioni, scoperte nel suo cammino di ricerca, che hanno fatto rivivere a tutti i presenti quella Bibbia dei poveri, che mirava essenzialmente a catechizzare coloro che non sapevano né leggere né scrivere.
Don franco ha dato una visione completa del ciclo pittorico e la sua Tesi, se pubblicata, costituirà una fonte di arricchimento per i cultori dell’ arte e, credo, per l’ intera Arcidiocesi di Capua.