TERZA DI AVVENTO

terza di avv Le letture di questa terza domenica di avvento, anche se a primo impatto, sembrano percorse da un filo sottile di paura per la presenza di immagini bibliche, le quali figurano il volto di Gesù quasi con un lineamento giudiziario:”Egli ha in mano il ventilabro per ripulire la sua aia e per accogliere il frumento nel granaio; ma la pula la brucerà con fuoco inestinguibile”; in realtà, esse vogliono indicare un cammino di conversione destinato ad approdare alla gioia. Del resto, nel contesto dell’attesa d’avvento, è facile constatare come l’azione di Dio si manifesti quasi sempre in maniera dirompente, ma non distruttiva; in maniera efficace, ma non senza speranza. E’ un’azione che libera, ma non opprime; che salva, attaccando il male in profondità. E’ un’azione che, nonostante la durezza e la severità, si permea sempre di un orizzonte luminoso di gioia.

Così il profeta Sofonia, nella prima lettura, preannuncia il giorno del Signore come un momento di gioia:”Gioisci, figlia di Sion, esulta, Israele …… rallegrati … Non temere, Sion, non lasciarti cadere le braccia!  Il Signore tuo Dio in mezzo a te è un Salvatore potente. Esulterà di gioia per te ….. si rallegrerà per te con grida di gioia, come nei giorni di festa”.

E’ la stessa gioia che troviamo nella seconda  lettura e che S. Paolo augura alla comunità di Filippi là dove dice: ” rallegratevi nel Signore, sempre …… non angustiatevi per nulla …… la pace di Dio …… custodirà i vostri cuori ed i vostri pensieri in Cristo Gesù”. Il segreto di questa gioia, benché tante precarietà esistenziali affliggano la vita, è legato alla fede nella vicinanza del Signore, all’ affabilità nei rapporti interpersonali, alla preghiera incessante e fiduciosa. Ed oggi, più che mai, a cospetto di un profondo smarrimento spirituale e morale, familiare e sociale, è tempo di essere svegli e di saper cogliere le orme della tenerezza paterna, che Dio non si stanca di offrire a tutti, soprattutto a chi giace sotto il peso della miseria e della sofferenza. Il Giubileo straordinario della Misericordia, indetto da Papa Francesco con la bolla “ Misericordiae vultus “ ed apertosi l’8 dicembre 2015, si pone proprio in questa direzione: un grido di aiuto al Padre ricco di misericordia,  perché con il calore del suo amore, avvolga le ferite di ogni cuore.

Anche il Vangelo, attraverso il linguaggio austero del Battista, ci indica la via da percorrere per vivere la gioia e nella  gioia, la quale non è l’ostentazione del chiasso e del frastuono, oppure il colorito di sfuggenti palliativi derivanti dal successo della vita; ma è la testimonianza della propria conversione all’amore ed alla giustizia, che il Battista grida con forza attraverso la linearità della sua condotta. Una condotta, sintonia di parole e vita, che suscita stupore negli ascoltatori, che gli chiedono:”che cosa dobbiamo fare?”.

La risposta del Battista è un invito alla conversione da vivere responsabilmente, mediante scelte concrete di amore, di giustizia, di non violenza. Le sue parole offrono indicazioni comportamentali, che sono guida per ogni vero cristiano:”Chi ha due  tuniche, ne dia una a chi non ne ha; e chi ha da mangiare, faccia altrettanto”.

E’ il ribaltamento prospettico della vita, non tesa ad accumulare le cose nei moderni granai dell’egoismo, ma a condividerle con gli altri. E’ l’invito categorico a non chiudere gli occhi verso chi si trova nel bisogno, ma ad aprirsi concretamente alla carità, che se ognuno di noi praticasse, lontano dalla chimera del benessere, la vita diventerebbe certamente il tempo del dono e della solidarietà.

E qui, pensiamo un po’ ai nostri guardaroba pieni, agli abiti nuovi, ma smessi, perché fuori moda, mentre tante persone non hanno nulla con cui coprirsi! Pensiamo un po’ alle nostre tavole ricche di cibi succulenti, mentre immagini di persone che muoiono di fame, continuano a scorrere davanti a noi.

Ma il Battista non si ferma, va oltre, toccando il delicato tasto della giustizia e della non violenza:” non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato …… non maltrattate e non estorcete nulla a nessuno …… ”. Sono parole, pesanti come macigni, dalle quali, in nessun modo, possiamo disimpegnarci, se vogliamo raggiungere la conversione del cuore.

Allora, la domanda della folla al Battista:”che cosa dobbiamo fare?”, diventa oggi la nostra domanda; la domanda che noi credenti dobbiamo rivolgere alla nostra coscienza:”noi che cosa dobbiamo fare?”. La risposta è una sola e sempre la stessa: dobbiamo convertirci all’amore, alla giustizia, alla pace, alla gioia, se vogliamo essere rigenerati in Cristo e diventare uomini nuovi. Dobbiamo attraversare la porta della misericordia di Dio che è sempre aperta, gustarne la bellezza ed uscire per donarla agli altri. E il Giubileo invita tutti a varcare tale porta, per liberarci di quel ferro arrugginito che ognuno conserva nella stiva del cuore.

Dopo l’apertura della Porta Santa della Basilica di San Giovanni in Laterano,anche la nostra Diocesi, chiamata a vivere lo stesso evento domenica 13 dicembre con l’apertura della Porta Santa della Cattedrale di Capua alle ore 18, offre a tutti la possibilità di varcare “ la grande porta della misericordia” di Dio, la quale accoglie il nostro pentimento, offrendo la grazia del perdono”.

 

Lascia un commento

Devi autenticarti per lasciare un commento