SECONDA DI AVVENTO

secondaNel cuore della storia umana, Dio si è fatto vedere, senza cessare di essere nascosto, in un volto, quello di Gesù. I brani biblici di questa seconda domenica di avvento sono un richiamo a credere che Dio è veramente venuto nel mondo; che l’eternità realmente è entrata nel tempo; che la storia non è un rincorrersi di vicende umane senza Dio, ma è una storia di salvezza nella quale Dio è coinvolto in prima persona. Il suo ingresso nella storia viene posto dall’evangelista Luca in una cornice di coordinate temporali: siamo cronologicamente nella Palestina, durante l’impero di Tiberio, successore di Augusto, tra il 26 ed il 29 dopo Cristo; vari sono i personaggi che Luca riferisce, quasi per chiarire non solo la situazione politica e morale della Palestina, ma soprattutto per sottolineare che la figura di Gesù non è un’idea, un mito oppure un’entità vagamente spirituale, ma è una realtà storica, una persona divina, inseritasi nel nostro orizzonte terreno, per edificare il regno di Dio: regno di giustizia, di vita e verità, di santità e grazia e di amore.

Ma aldilà di questa inquadratura cronologica, che ci proietta in un momento storico nazionale ed internazionale dell’impero romano, il testo del Vangelo odierno rivela un ritratto limpido della persona di Giovanni Battista e della sua predicazione. Un ritratto modellato sulle parole  – del profeta Isaia, profeta anonimo, a cui si attribuiscono i capitoli  40 – 55 del libro – nelle quali si canta il ritorno degli Ebrei, esuli a Babilonia, alla terra dei padri. Un ritorno che viene presentato come una processione liturgica, nel canto e nella gioia, la quale si snoda nel deserto tortuoso della Mesopotamia e della Siria.

Proprio in tale contesto si inserisce l’immagine della strada, della via che deve diventare un tracciato rettilineo e pianeggiante, che permette l’accesso, in modo sereno e tranquillo, al tempio di Gerusalemme. Adesso, possiamo comprendere il contenuto della prima lettura del profeta Baruc, il quale invita gli Israeliti, esuli dall’esilio, a percorrere con gioia la via della libertà verso la salvezza:” poiché Dio – dice il profeta – ha stabilito di spianare ogni alta montagna e le rupi secolari, di colmare le valli e spianare la terra, perché Israele proceda sicuro sotto la gloria di Dio”.  Una frase questa che stabilisce un ponte ideale con quanto grida Giovanni  Battista:”Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri! Ogni burrone  sia riempito, ogni monte e ogni colle sia abbassato; i passi tortuosi siano diritti; i luoghi impervi spianati. Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio”.

Ci troviamo al cospetto  di immagini forti, che sembrano alludere a trasformazioni sostanziali nella configurazione del deserto; invece, esse prospettano una profonda conversione, autentici cambiamenti personali e sociali, una vera inversione esistenziale di mentalità e di cuore.

“Preparate la via del Signore”, significa appunto rimuovere tutto ciò che ritarda oppure impedisce il Suo ingresso nei nostri cuori. Dio non entra là dove esistono “le alture” dell’arroganza e dell’orgoglio; là dove ci sono gli “avvallamenti” della freddezza e dell’indifferenza; là dove imperversano le tortuosità morali e spirituali.

“Preparate la via del Signore” , significa riconoscere il proprio essere creature, fatte dal proprio Creatore, per gustare la bellezza e la fecondità della filiazione adottiva; significa abbassare, a livello sociale, il fossato che separa i ricchi dai poveri, riempiendo le lacune della fame, della ignoranza e della povertà. Il grido del Battista, acuto e penetrante insieme, oggi più che mai riveste tutta la sua forza propulsiva, in quanto si è allargato il deserto dell’incredulità e dell’apatia religiosa; si è acuita l’indisponibilità alla accoglienza degli ultimi.

Pertanto, l’Avvento si pone come presa di coscienza di tale smarrimento e, nel contempo, come esigenza di condivisione dei valori essenziali del Vangelo: amore verso Dio e amore verso il prossimo. L’unica via di accesso alla casa del Padre.

 

 

 

 

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