QUARTA DI AVVENTO

quartaSiamo giunti alla IV^ ed ultima domenica di Avvento. Le letture bibliche, attraverso una cornice di povertà e di umiltà, presentano alla nostra attenzione, le figure fondamentali del grande evento della salvezza: Gesù e Maria.
Nella prima lettura Michea, un profeta contadino vissuto nello stesso periodo di Isaia, preannuncia la nascita del Messia:”E tu, Betlemme di Efrata così piccola per essere fra i capoluoghi di Giuda, da te mi uscirà colui che deve essere il dominatore in Israele”. La scelta di tale località, terra povera ed insignificante, ha un duplice significato: da una parte, il profeta la vede come contrapposizione ad una Gerusalemme, in apparenza sontuosa e splendida; ma in realtà corrotta e decaduta nel vizio: una visione di città peccaminosa alla quale egli lancia la sfida della speranza liberante e salvante, preannunciando la venuta di Gesù, Pastore destinato a guidare il popolo verso la pace e la salvezza. Dall’altra parte, con questa scelta il profeta apre ai poveri, ai giusti e agli stranieri un orizzonte di luce e di speranza.
Ma il Cristo e Maria, sua madre, sono presenti in modo particolare, nel canto profetico di Elisabetta, che raggiunge il culmine, quando, rivolgendosi a Maria, dice:” Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore”.
Elisabetta, piena di Spirito Santo, esalta e loda la fede di Maria; insieme condividono la gioia di ciò che sanno, di ciò che hanno capito, di ciò che hanno creduto. E’ un contesto di grazia, soffulto dallo Spirito di Dio, che illumina tutto l’incontro ed introduce nella gioia della salvezza, che Maria oramai già porta nel suo grembo.
Ma approfondiamo insieme il canto di Elisabetta che si apre con una vera benedizione:”Benedetta tu fra le donne, e benedetto il frutto del tuo grembo!”. Questa benedizione, entrata nell’Ave Maria, è la preghiera più mariana fra quelle che recitiamo; e, nello stesso tempo, è una preghiera profondamente cristocentrica. Con essa Elisabetta non solo celebra la maternità divina di Maria come il segno più sublime della benedizione di Dio; ma riconosce anche, mediante l’illuminazione che le viene dalla fede, che Maria appartiene al piano salvifico di Dio ed al mistero di Cristo.
Ci troviamo di fronte ad un evento straordinariamente entusiasmante, manifestato in un dialogo di semplicità e di disponibilità, che presuppone in Elisabetta la certezza profetica dell’avvenuta realizzazione di quanto l’Angelo Gabriele nell’Annunciazione aveva detto a Maria:”Lo Spirito Santo scenderà su di te”, “concepirai un figlio e lo darai alla luce”. Il che significa che il brano evangelico dell’Annunciazione si raccorda con questo della Visitazione, perché alla base della benedizione di Elisabetta sta la conoscenza della divina maternità di Maria:”A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?”.
Benedizione e conoscenza della maternità divina fanno da corona alla beatitudine che Elisabetta esprime per Maria, la quale è beata non solo perché genera fisicamente Gesù:”beato il ventre che ti ha portato!” – dirà un giorno una donna a Gesù; ma è beata anche per la sua fede:”beato chi ascolta la parola di Dio e la mette in pratica”, risponderà Gesù.
Benedizione e beatitudini sono collegate tra loro dalla intimità della fede, che ci permette di gustare il vero ritratto di Maria: la credente per eccellenza. La quale, con gioia ed esultanza, con umiltà grande, eleva a Dio il suo Magnificat per le meraviglie in Lei compiute:”L’anima mia magnifica il Signore ed il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva”.
Disponibilità ed affidamento totale sono la vera grandezza di Maria, la quale non subisce la volontà di Dio, ma si lascia da Lui guidare, non solo accogliendoLo, ma consumandosi con Cristo per la nostra salvezza. Una disposizione d’animo questa necessaria anche per noi, se vogliamo che il prodigio della nascita di Gesù si verifichi nei nostri cuori.

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