QUARTA DOMENICA DI AVVENTO

   4 Le letture bibliche di questa IV^ domenica di avvento hanno lo scopo di guidarci ad un’attenta riflessione sul mistero di Cristo. Un mistero che, progettato da sempre per la nostra salvezza, viene rivelato nella pienezza dei tempi agli uomini. Giovanni nel suo vangelo scrive:”Dio, nessuno l’ha mai visto, ma il Figlio Unigenito che è nel seno del Padre, Lui ce lo ha rivelato”. Gesù, venendo in mezzo a noi, ha reso visibile il volto di Dio. “E il Verbo si fece carne e pose la sua tenda in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di Unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità”.     Il Verbo e la carne, la gloria divina e la sua tenda in mezzo a noi, configurano la vera identità divino – umana di Cristo. Il quale è veramente l’Emmanuele, il Dio con noi, il Dio che si è fatto umano, il Dio che si è reso incontrabile. Nell’ultima Cena, l’apostolo Filippo si rivolge a Gesù, dicendogli:”Signore, tu parli spesso del Padre. Mostraci il Padre e ci basta”. E Gesù gli rispose:”Filippo da tanto tempo io sono con voi e voi non mi avete ancora conosciuto? Filippo, chi vede me, vede il Padre”. Con tale risposta veniamo introdotti nella “zona-limite” del mistero, rappresentata dall’autocoscienza di Cristo, nella quale Egli non ha alcun dubbio:”Il Padre è in me ed io nel Padre”. L’essenza del Cristianesimo è riconoscere in Gesù il volto del Padre. Pertanto, il mistero del Natale non deve fermarsi alla semplice contemplazione di Cristo, nostro fratello e salvatore, ma deve aprirsi alla scoperta e all’adorazione del Padre. E questo “mistero taciuto per secoli eterni” non viene svelato all’improvviso, ma è portato avanti con i segnali lungimiranti delle profezie. Nella prima lettura, ripresa dal secondo libro di Samuele, leggiamo la profezia di Natan, riguardante Davide, che, durante il suo regno, vorrebbe erigere un grandioso tempio al Signore in Gerusalemme. Ma prima di iniziare la costruzione, si confida con il Profeta, il quale, dopo aver pregato, gli dice che non sarà lui a fare un tempio al Signore; non sarà lui a fare una casa al Signore, ma il Signore farà per lui una casa, farà per lui una discendenza per sempre. Così il profeta Natan respinge l’idea di Davide della costruzione di un tempio di pietre; però gli assicura discendenza stabile, una casa fatta di pietre vive, ossia di persone. Il Messia, che nascerà dalla stirpe di Davide, darà un significato pieno al mistero dell’oracolo del Profeta Natan. Infatti, con la incarnazione del Verbo di Dio, la Vergine Maria diventa la santa dimora che Dio stesso sceglie per porre la sua tenda in mezzo a noi. Diventa simbolicamente la nuova Sion, nelle cui mura non c’è piu’ il tempio di pietra e di legno come quello salomonico, ma il tempio perfetto della carne di Cristo. Nel grembo di Sion, cantava il Profeta Sofonia, “il Signore Dio è presente e il Potente ci salverà” (3,14-17). Nel seno di Maria, la nuova Sion, il Signore crea il suo tempio per entrare in comunione con l’umanità. Cristo è questo nuovo “tempio” aperto a tutti, la cui costruzione inizia nel grembo stesso di Maria, diventato per nove mesi la dimora dello Spirito Santo. Ebbene, il brano evangelico di oggi, già incontrato nella solennità dell’Immacolata Concezione, pur presentandoci, ancora una volta, Maria come destinataria diretta del messaggio divino, ci permette di cogliere, alla luce dell’oracolo di Natan e della profezia di Isaia dell’Emmanuele, alcuni tratti di Cristo, ben compendiati nelle parole di Luca:”Ecco, concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli darà il trono di Davide suo Padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe ed il suo regno non avrà fine”. Sono parole cariche di mistero che convergono su Cristo e si riverberano su Maria, rappresentata dall’evangelista Luca, come luogo della presenza di Dio:”Lo Spirito Santo scenderà su di te, su te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo”. Il richiamo alla presenza misteriosa di Dio sotto forma di “nube”, prima nella tenda del deserto, poi nel tempio di Gerusalemme; ed ora incombente su Maria, che sta per generare il Figlio di Dio per opera dello Spirito Santo, vuole dimostrare che la nascita di Gesù risale soltanto ad un’iniziativa divina. Non solo, ma sta anche a simboleggiare che Maria è la nuova Sion, nella quale viene costruito il nuovo tempio di Dio, Gesù Cristo. Nel suo grembo verginale il mistero di salvezza, nascosto e taciuto per secoli eterni, grazie al suo “sì”, ora si rivela in pienezza. Vediamo così realizzata la profezia di Natan che capovolge i progetti di Davide e gli stessi progetti di Maria, sconosciuta fanciulla di Nazaret, che, liberamente ed incondizionatamente, aderisce al disegno dell’Altissimo. Vediamo come tutta la rivelazione punti decisamente verso Cristo, che Maria ci mostra quale unica “via” per giungere alla salvezza.  Pertanto, tutta la liturgia odierna è un invito a conoscere, a cercare, ad amare il volto di Cristo. Un uomo come tutti gli altri uomini, che nasconde in Sé l’Eternità.  Quell’Eternità che ha voluto  entrare nel tempo della storia, per elevare la pochezza della nostra finitudine  agli orizzonti di ciò che più non muore: la nostra eternità.

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