SECONDA DOMENICA DI AVVENTO

avTutti e tre i brani biblici esprimono un senso profondo di attesa gioiosa e trepidante. C’è qualcosa di inaudito, di nuovo, di molto importante che deve avvenire; c’è soprattutto Qualcuno che deve venire. E per questo Qualcuno, Gesù, ogni credente è invitato a vivere nell’attesa, proiettato nel futuro, senza però mai perdere il sapore del proprio presente, della propria quotidianità, nella quale deve saper leggere e cogliere la presenza di Dio. Perciò, la nostra non è un’attesa inerte, passiva, ma viva e creativa; non è un’attesa che si esaurisce nella semplice rievocazione di un fatto passato, quale è appunto la nascita storica di Gesù, ma è un porsi in un atteggiamento di vigile responsabilità verso il Signore che viene: la seconda venuta di Gesù, quell’ultima e definitiva, quando Gesù,cioè, verrà per giudicare il mondo e per introdurci nel suo regno di gloria. Noi siamo e viviamo questo frattempo, questo intermezzo tra la I^ e la II^ venuta non chiusi nel guscio delle nostre aspettative, ma su di una linea di preparazione e di vigilanza mendicanti del cielo, aperti al divino che entra nella nostra storia. Viviamo questa attesa nella consapevolezza che Dio non è una statua fredda, rigida, indifferente alle nostre ansie, ma è un Padre di misericordia e di consolazione, fermo sulla soglia di casa per accogliere il peccatore pentito. “Consolate, consolate il mio popolo -dice il vostro Dio-– Leggiamo nel Profeta Isaia. Parlate al cuore di Gerusalemme” perché “ha scontato la sua iniquità, cioè si è convertita”.

Dio non smette mai di stupirci. Gerusalemme oggetto del Suo castigo, diventa oggetto di amore senza confini. Dio si fa tenero, di una tenerezza materna e paterna, sino a manifestarsi pastore nella tutela dei suoi figli.

E questo cambiamento di salvezza non è un fatto meccanico oppure automatico. E’ la conversione di Gerusalemme che quasi costringe Dio alla diffusione della sua misericordia, della sua consolazione.

A questo punto si inserisce una voce misteriosa che il profeta lascia volutamente nell’anonimato per creare un clima di maggiore attenzione:”una voce grida: nel deserto preparate la via al Signore”.

Subito dopo lo stesso Profeta immagina che uno si distacchi dal gruppo dei reduci e si affretti a portare il buon annuncio a Gerusalemme:”Alza la voce, non temere,… “Ecco il vostro Dio. Ecco il Signore, viene con potenza. Come pastore Egli fa pascolare il gregge…….conduce pian piano le pecore madri”.

Sono parole belle, disarmanti che da una parte manifestano la bontà di Dio, dall’altra originano in noi credenti una vera nostalgia di Dio.

Intanto, quella voce misteriosa del profeta Isaia, esce dal suo  anonimato e nel Vangelo riceve un volto ed un nome: è Giovanni Battista. Il quale predica e prepara la venuta di Gesù non solo con la sua voce secca e vibrata, ma soprattutto con il suo stile di vita, che è una predica travolgente.

Il fatto poi che vesta di peli di cammelli, mangi locuste e miele selvatico o viva nel deserto, oltre a dimostrare il suo spirito di penitenza, evidenzia la ricerca appassionata delle cose che contano: Dio, la preghiera, la libertà interiore, la linearità di condotta. Elementi questi che costituiscono quella conversione per il perdono dei peccati che il Battista predica ed esprime plasticamente mediante il suo battesimo di acqua.

Come si vede, Giovanni Battista lega l’avvento del Messia alla conversione del cuore: là dove non c’è conversione, il Messia non viene.

Ora quale è il nostro atteggiamento nei confronti di questo dono di Dio che viene?

Il pericolo è la nostra indifferenza oppure la tentazione di crearci un dio, un piccolo dio a nostra immagine e somiglianza. L’indifferenza che ci fa sentire attaccati al guinzaglio di un padrone inesistente;l’immagine ridotta di Dio che è il frutto delle nostre idolatrie quotidiane.

L’Avvento si pone come un campanello di allarme per non cadere in queste situazioni. Anzi,se non usciamo dalla trappola di queste tentazioni,l’avvento di Dio sarà semplicemente un’etichetta di circostanza,un’emozione occasionale,senza alcuna potenza trasformante,senza alcuna volontà di conversione,l’unico e vitale veicolo per farsi prendere e sedurre dalla vicenda di Gesù Cristo.

E’ il cuore che dobbiamo svuotare,per poterlo riempiere  di Gesù.

E, avendo Gesù nel cuore,ci sentiremo realmente nel cuore di Dio.

 

 

 

 

 

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