XVIII Domenica T.O

pane

L’idea di fondo che attraversa la liturgia della parola di questa domenica è l’amore premuroso di Cristo verso l’umanità, rappresentata dalla folla stanca ed affamata che Lo segue. Il brano del Vangelo riporta il miracolo della  moltiplicazione dei pani e dei pesci, che oltre ad essere segno dei tempi messianici già compiuti in Cristo, raffigura, almeno implicitamente, il sacramento dell’Eucaristia, quale cibo e nutrimento della Chiesa. Ci troviamo davanti ad una ricchezza di sentimenti e di movimenti che attirano con forza la nostra attenzione sulla intensità partecipativa di Cristo ai problemi concreti della gente. Egli, benchè addolorato per l’insuccesso pastorale a Nazaret, dove all’incredulità dei suoi concittadini risponde con il famoso proverbio:”nessun è profeta nella sua patria”; benchè afflitto per la tragica morte di Giovanni Battista, fatto decollare da Erode, di fronte alla sofferenza di una folla stanca che lo sta seguendo numerosa, non resta insensibile. Anzi “sentì compassione per loro – annota l’Evangelista Matteo – e guarì molti malati”. La moltiplicazione dei pani rivela un gesto di benevolenza e di  comprensione, che si fa solidarietà profonda ed assunzione del dolore e dei bisogni di tutti. E la guarigione dei malati rappresenta il segno di questo amore compassionevole e liberante di Cristo. Pertanto, il miracolo dei pani e dei pesci moltiplicati non nasce come manifestazione di potenza, ma come gesto di amore e di partecipazione. Non solo, ma tale miracolo, è anche un gesto di condivisione, in quanto non viene dal nulla, ma da quel poco che gli apostoli hanno:”cinque pani e due pesci”, che mettono in comune in un contesto di disponibilità e di fraternità.

In questo evento miracoloso, oltre a leggere la dimensione escatologica ed il preannuncio dell’Eucaristia,intravediamo anche un’altra dimensione, quella ecclesiologica, che è presente nel coinvolgimento diretto degli apostoli, i quali non solo offrono quel poco di cibo di cui dispongono, ma vengono anche chiamati alla distribuzione dei pani e dei pesci. Così, essi che avrebbero voluto congedare la folla per l’ora tarda, diventano sia testimoni del miracolo sia datori di pane  benedetto e moltiplicato da Gesù. Quella degli apostoli è una posizione di intermediazione: Gesù moltiplica i i pani e li dà agli apostoli per distribuirli alla folla. La Chiesa, quale comunità di salvezza, riceve tutto dal Signore e lo trasmette al mondo. Le dodici ceste piene di pani avanzati, che alludono alle dodici tribù di Israele, sono immagine della Chiesa, fondata sui dodici apostoli, così attivamente impegnati in questo miracolo. Ma la lettura di questo miracolo, oltre a connotarsi di ricchi orizzonti dottrinali, fa affiorare alla mente anche le immagini toccanti della povertà e della fame nel mondo. Certo, evocare la fame disperata di tanti nostri fratelli è un po’ disturbare la nostra indifferenza, il nostro eccessivo benessere. Però, se il nostro pensiero non diventa volontà di carità,tesa a dividere il pane con l’affamato; se non ascoltiamo le voci imploranti dei poveri, condividendo con essi almeno il superfluo, la nostra fede e lo stesso Cristianesimo saranno solo parole, inutili parole. Se Cristo, un giorno, ha moltiplicato materialmente i pani e continua a farlo ancora oggi con il miracolo sacramentale dell’Eucaristia, noi, suoi seguaci, siamo invitati a moltiplicare l’amore e la fratellanza con la condivisione, sicuri che, alla fine, avremo da Lui quello che abbiamo donato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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