QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA

q5  La Quaresima è per ogni cristiano il momento della verità, il momento della libertà ritrovata, dopo aver messo da parte tutti quei fardelli che mascherano la vita quotidiana. Non è soltanto pentimento dei propri peccati né semplice rifiuto del passato negativo;  è anche speranza gioiosa di novità;  è perdono che genera la pace; è desiderio di un futuro diverso.

Bellissima è la citazione di Isaia che ci viene proposta nella prima lettura:”non ricordate più le cose passate, non pensate più alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprirò anche nel deserto una strada ……”. Qui il profeta preannuncia agli ebrei la liberazione dalla schiavitù babilonese. E lo fa, rievocando il primo esodo, quando i padri antichi passarono il mar Rosso, lasciandosi alle spalle la disfatta dell’esercito faraonico. Essi ora sono attesi da un nuovo esodo che, attraverso il deserto, li porterà a Gerusalemme, distrutta dai babilonesi nel 586 a.c. Nella loro mente, nel loro cuore c’è ancora il ricordo del terrore, del sangue e della distruzione che li rende incapaci di sperare e di aprirsi nuovi orizzonti. Ma il profeta li scuote, li sveglia dal torpore rassegnato in terra straniera, proiettandoli verso le cose nuove, che stanno per germogliare.

La conversione è proprio questa rottura con il passato, con la volontà decisa di incamminarsi verso la novità di Dio, che, in senso pieno, è Gesù Cristo. E’ quanto dice San Paolo nella seconda lettura, ripresa dalla lettera ai Filippesi, nella quale constatiamo tutto il suo sforzo nell’assimilare se stesso a Cristo, pur nella consapevolezza delle difficoltà per raggiungere tale obiettivo:”dimentico del passato – dice San Paolo – e proteso verso il futuro, corro verso la meta per arrivare al premio che Dio ci chiama a ricevere lassù, in Cristo Gesù”. Se per il profeta Isaia la novità consiste nel ritorno alla terra dei padri, Gerusalemme; per Paolo, la novità è in Cristo, per il quale considera tutte le cose come “spazzatura”; “tutto io reputo una perdita di fronte alla sublimità della conoscenza di Cristo Gesù, mio Signore, per il quale ho lasciato perdere tutte queste cose …….”.

Giungiamo così al brano evangelico, ove la novità di Cristo è presentata, ancora una volta, ricca di amore e di misericordia. La scena, riferita dall’evangelista Giovanni, è un capolavoro di umanità e di tenerezza divina. Al centro dell’attenzione c’è una donna, che sorpresa in flagrante adulterio, è portata dagli scribi e farisei davanti a Gesù, dal quale esigono un giudizio. Ma Gesù più che esprimere un giudizio sulla donna, coinvolge i suoi interlocutori in un giudizio su se stessi:”chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei”. Una frase pesante come un macigno, che colpisce le nascoste ipocrisie, frantuma il perbenismo interessato, castiga la pretesa capacità di giudicare gli altri. Nello stesso tempo, rispecchia e conferma il comportamento già usato da Gesù contro gli ipocriti:”perché vedete la pagliuzza nell’occhio altrui e non osservate la trave che è nel vostro?”. Ebbene, questi falsi moralizzatori, sempre attenti a condannare, pur di far risplendere le apparenze della propria moralità, di fronte a tali parole, restano storditi, tanto che ad uno ad uno, in silenzio, vanno via, lasciando sul posto soltanto Gesù e la donna.

Il dialogo che si apre tra i due è celebrazione di misericordia e di conversione. Gesù le chiede:”dove sono i tuoi accusatori” Nessuno ti ha condannata?”. Ed essa rispose:”Nessuno, Signore”. E Gesù le disse:”Neanche io ti condanno; và e d’ora in poi non peccare più”.

E’ proprio vero che non esiste abisso di peccato che la misericordia divina non possa colmare! Mentre noi giudichiamo, come inquisitori a buon mercato, Gesù è sempre pronto a perdonare. Infatti, basta chiedere, con la volontà proiettata verso un futuro diverso, per ascoltare la sua voce perdonante:”Ti sono rimessi i tuoi peccati”. Gesù perdona; e perdona sempre, per renderci diversi, così’ come fa con la peccatrice adultera, rigenerandola quale nuova creatura. Egli non giudica il passato; a differenza dell’uomo, lo dimentica. Ma gioisce, quando ci vede protesi e decisi verso il futuro di una vita nuova; quando abbandoniamo l’oscurità in cui siamo immersi, per rivestirci della Sua luce; quando ci lasciamo rinnovare dal Suo amore, dalla Sua misericordia.

 

 

 

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