Quando mangi non trasformare la fame in un rito celebrativo della gola, la quale più che gustare veramente il cibo, diventa solo uno strumento di eccesso, che non ha niente a che vedere con una seria nutrizione.
Una bocca schiava di abusi, prigioniera della tavola sempre da imbandire, non solo inquina il corpo, ma obnubila anche la mente.
E poi in un mondo affamato a volte senza nemmeno il superfluo, è triste vivere solo per il gusto di mangiare, al cospetto di tanti che si accontentano di poche briciole.
Non sembra, oggi, di grande attualità la parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro? Forse alcuni non si muovono sulla stessa lunghezza d’onda degli antichi ricchi Romani, in riferimento ai quali, Seneca scriveva:”edunt ut vomitent, vomitant ut edant”,cioè, mangiano per vomitare e vomitano per mangiare?