SECONDA DOMENICA TEMPO ORDINARIO ANNO C

secondaLa liturgia della Parola di questa domenica è dominata da letture bibliche che, a prima impressione sembrano slegate tra di loro. Invece, in approfondimento, evidenziano l’amore grande, gioioso e personale che lega inizialmente  Dio alle sue creature. Un amore che fa da sfondo al racconto delle nozze di Cana, la cui presentazione, attraverso un linguaggio simbolico ed allusivo, certamente vuole significare la carica affettiva di Gesù verso l’umanità.

Ebbene, la prima lettura, ripresa dal profeta Isaia, descrive, con immagini nuziali, i rapporti di Dio con Gerusalemme; con la seconda presa da S. Paolo, ci vengono presentati i carismi, cioè quei doni che Dio, mediante il suo Spirito, concede a tutti i battezzati, non per goderli egoisticamente, ma per metterli a disposizione della comunità cristiana. Come esattamente fa Maria, che usa la grazia della sua divina maternità, per esortare Gesù ad eliminare il disagio agli sposi venutosi a creare per la mancanza di vino. Il brano evangelico ci presenta il miracolo delle nozze di Cana, il quale, attraverso la semplicità del racconto pieno di mistero, si configura carico di rimandi simbolici e, quindi, ricco di significato. Sì, perché l’Evangelista Giovanni non si ferma alla descrizione dell’azione prodigiosa che Gesù compie; per Lui il miracolo è un segno che rivela qualcosa del mistero di Cristo, rivela la sua gloria, e, nello stesso tempo, genera la fede.

Esaminiamo, pertanto, alcuni simboli che esprimono il senso ultimo e profondo della narrazione. Il primo è il banchetto nuziale durante il quale si verifica il miracolo della trasformazione dell’acqua in vino. La presenza di Gesù a tale banchetto non esprime semplicemente  la sua volontà di santificare le nozze e l’amore umano, che fondano la famiglia; ma è un segno più profondo, che rivela il suo amore, la sua capacità di donarsi e sacrificarsi per l’umanità. Ed è proprio  su questa linea che possiamo comprendere la risposta di Gesù alla madre: ”Non è ancora giunta la mia ora”, dove il termine “ora” nel Vangelo di Giovanni, è l’ora della Croce, durante la quale Gesù manifesta il massimo di amore per noi. Non però un’ora chiusa nella sofferenza è questa, ma aperta alla gloria pasquale, in cui Gesù esprime in pienezza il suo mistero. Perciò, anche se rifiuta alla madre il miracolo a sé stante, in quanto non è ancora giunta l’ora, Gesù compie un segno che rivela l’ora, cioè rivela se stesso, quale sposo che dona il vino della gioia e della salvezza.

E Maria, non solo comprende il senso vero della risposta di Gesù, ma dice anche ai servi:”Fate quello che vi dirà”. A questo punto, sei giare di pietra, contenenti ciascuna due o tre barili di acqua, si trasformano in vino, talmente buono da suscitare  lo stupore del “maestro di tavola”, il quale dice allo sposo:”Tutti servono da principio il vino buono e, quando sono un po’ brilli, quello meno buono; tu invece hai conservato fino ad ora il vino buono”. Non dimentichiamo che il banchetto nuziale, l’abbondanza dei frutti della terra e del vino sono grandi simboli messianici. E’ chiaro, quindi, che Giovanni, attraverso tutta la trama del racconto, ci vuole comunicare che con Cristo sono venuti i tempi nuovi: Lui è il vino “buono” ed “ultimo”, è il dono perfetto del Padre.

Naturalmente, il “nuovo” ed il “meglio” piace a coloro che hanno il gusto fino come il maestro di tavola; piace a coloro che sanno aprirsi alle meraviglie della novità in Cristo.

Come si constata, ogni particolare del racconto è centrato sul mistero di Cristo; ma Maria è accanto a Lui, non con una presenza di contorno, ma in maniera determinante ed attiva, con la sua fede limpida e totale. Infatti, è Lei che dicendo:”non hanno più vino”, provoca l’intervento di Gesù. Certo, quello di Maria non è una fede perfetta. Pur avendo accolto il mistero del Figlio, non conosce ancora la sua Ora. Ed è proprio questa mancata conoscenza che spiega il dissenso di Gesù:”che ho da fare con te, donna?”.

Il fatto poi che Gesù si rivolge alla madre, chiamandola “donna”, ci rimanda alla scena della morte di croce, quando le dice:”Donna, ecco il tuo Figlio”. Ed è questa l’ora, durante la quale Gesù, presente la Madre sul Calvario, celebrerà le vere nozze d’amore, offrendo al mondo, quale banchetto, il suo corpo ed il suo sangue per la salvezza di tutti. C’è, pertanto, nel racconto del miracolo delle nozze di Cana una notevole ricchezza di idee. Speriamo solo che possa accadere in noi e per noi ciò che avvenne per i discepoli di Gesù:”Essi credettero in Lui”.

 

 

 

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