Ecco l’ Agnello di Dio: Domenica II Tempo Ordinario

 

agnelloCon le feste dell’Epifania e del Battesimo di Gesù sono finite le celebrazioni del tempo liturgico del Natale. Co questa domenica inizia il tempo ordinario, detto così, perché con esso non celebriamo i momenti forti della storia della salvezza, quali l’’Avvento, il Natale, la Quaresima, la Pasqua, ma soltanto il mistero di Cristo nella sua vita pubblica. Un tempo che ci permette di conoscere e di vivere quanto Gesù ha compiuto in opere e parole qui, in mezzo a noi.

Il Vangelo di Giovanni ci offre una preziosa testimonianza del Battista, il quale, per primo, manifesta al popolo presente sia la figura che la missione di Cristo, indicato come “Agnello di Dio”, “Colui che toglie il peccato del mondo”.

Affermazioni ricche di significato, che certamente meritano attenta riflessione.

Relativamente all’indicazione di Gesù, quale “Agnello di Dio”, non è del tutto chiaro che cosa intendesse dire il Battista con questa immagine. Secondo alcuni, con tale designazione ha voluto riferirsi all’”Agnello pasquale”: un’immagine molto cara e familiare agli Ebrei, i quali ogni anno celebravano la Pasqua con il rito dell’agnello, che i loro antenati avevano consumato prima di partire dall’Egitto. Con tale rito non solo rievocavano fatti storici: la loro liberazione, il passaggio attraverso il mar Rosso, l’Alleanza stipulata sul Sinai; ma tramite tale rievocazione essi davano a questi avvenimenti efficacia anche nel presente. Secondo altri, con tale indicazione il Battista ha voluto riferirsi al servo sofferente di Iahvè. Una figura questa che domina il Vecchio Testamento e che nel profeta Isaia acquista connotazioni fortemente messianiche, tanto è vero che Gesù applica a Sé questi carmi, soprattutto là dove il profeta dice “maltrattato si lasciò umiliare……era come agnello condotto al macello”.

Pertanto, senza esclusivizzare l’immagine dell’agnello a questo oppure a quel riferimento biblico, possiamo senz’altro affermare che entrambe le figure “servo di Jahvè” e “Agnello di Dio” sono legate alla sofferenza, al sacrificio; e stanno ad indicare che Cristo è nello stesso tempo servo sofferente che, con la sua immolazione “fatta una volta per sempre”, realizza la Pasqua definitiva.

Oltre all’immagine dell’agnello è necessario anche sottolineare la missione che il Battista attribuisce a Gesù, quando lo indica come “Colui che toglie il peccato del mondo”. Prendendo su di sé i nostri peccati, Egli, oltre a cancellarli, inaugura il tempo della santità, indicandoci lo stile di vita che dobbiamo avere. Purtroppo, non possiamo negare che il peccato è una triste realtà, presente tra di noi ed in ognuno di noi. Anche se siamo stati redenti, non siamo stati resi perfetti, per cui facilmente ci lasciamo sedurre dalle tentazioni della superbia, dell’odio, della vendetta; facilmente scivoliamo nelle situazioni di peccato che offuscano la nostra dignità umana e cristiana. Però non dobbiamo scoraggiarci, perché abbiamo questa grande speranza: Gesù è l’Agnello che toglie il peccato del mondo. In Lui, per Lui e con Lui, noi possiamo ricevere il male e costruire un mondo più umanizzato, più pacificato, più giusto.

Ma la testimonianza del Battista colpisce anche per la sua dichiarazione che Gesù è il Figlio di Dio. Anzi, nelle sue parole troviamo un crescendo che inizia con il riconoscere che Gesù è “l’Agnello di Dio”, il Messia sofferente; progredisce con la visione dello Spirito Santo che scende su di Lui in forma di colomba; culmina con l’attestazione esplicita della filiazione divina di Gesù: ”E io ho visto e ho reso testimonianza – dice il Battista – che questi è il Figlio di Dio”. Ci troviamo davanti ad un vero e proprio cammino di fede verso la conoscenza del mistero di Dio, attuato in Cristo. Questa testimonianza del Battista diventa esemplare anche per il nostro cammino di fede, spesso segnato da dubbi, perplessità e disorientamenti. Come il Battista, anche noi siamo in cammino, in crescita nella fede, passando progressivamente dalla non conoscenza alla conoscenza del Signore. E conoscere Gesù è un impegno primario per noi cristiani. Non possiamo amare né seguire né tanto meno testimoniare chi non conosciamo. La conoscenza è la condizione essenziale ed indispensabile per accettare una persona e per essere disposta a soffrire per essa. Solo conoscendo l’amore di Cristo, redentore del mondo, penetrato, in modo unico ed irrepetibile, nel mistero dell’uomo e nel suo cuore, noi possiamo percorrere la via dell’amore che si sacrifica per gli altri; e, nello stesso tempo, possiamo adoperarci, con la testimonianza della parola e con l’impegno della vita, a rendere visibile la luce di Cristo, che ci è stata donata, perché diventiamo altrettante luci di carità, di solidarietà e di condivisione, in obbedienza alla volontà del Padre.

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