NATALE 2015

nataleSiamo qui,intorno all’altare del Signore,non per ascoltare una fiaba o per fare memoria di quanto accaduto 2000 anni,ma per sentire la storia della verità di Dio,che dopo aver parlato a più riprese ed in tempi diversi,adesso ha voluto rivelarsi definitivamente nel proprio Figlio.

Pertanto,Colui che è nato non è soltanto un uomo.

E’ sì un uomo,ma è anche Dio,è l’Emmanuele,il Dio con noi,che ha voluto condividere se stesso con la nostra storia. Lui che è al di sopra ed al di fuori di noi,è diventato simile a noi,facendosi uno di noi.

Così,oggi noi contempliamo l’avvento di Dio,del Dio vivente che liberamente si dona a noi per incontrarsi con ciascuno di noi. Ed è proprio in questo incontro tra Dio e noi,tra Cristo e noi,che nasce il vero Natale.

Se tale incontro non si verifica,il Natale diventa una semplice emozione,una circostanza che può generare in noi la nostalgia di essere più buoni,ma non offre alcuna possibilità di approfondire il mistero di Dio. Perciò,un natale che non crea validi supporti per liberare il proprio sguardo verso il cielo,non è un vero natale.

Un natale che non produce il fascino di Dio,non è un vero natale. Un natale che non diventa desiderio di ripresentare Cristo nella propria vita,non è un vero natale. Un natale che non trasforma l’odio in amore l’egoismo nella solidarietà,non è un vero natale.

Un natale che non muta la disperazione nella speranza,che non spinge a tendere le mani verso gli ultimi,non è un vero natale. Viceversa,ogni volta che il cuore dell’uomo si apre all’altro ed il prossimo diventa oggetto di accoglienza,allora è natale. Ogni volta che il pianto della miseria viene asciugato con la dolcezza della carità,allora è natale. Ecco perché il Natale segna il trionfo della luce in un mondo di tenebre;è proclamazione

della vita contro ogni logica di morte;è certezza unica capace di dare un fondamento di validità alle nostre speranze che spesso tendono a rivestirsi di illusioni.

Tutto ciò sta a significare che il Natale di Cristo non è un qualsiasi evento storico,oggetto di studio e di cultura,ma è LA NASCITA DI UN NUOVO PROGETTO DI UOMO,CHE VIENE A CAPOVOLGERE OGNI PARAMETRO DI GIUDIZIO,PREFERENDO L’INSUCCESSO AL SUCCESSO,L’UMILTA’ ALL’ARROGANZA DELLA SUPERBIA.

Ma entriamo nel cuore di questo evento di salvezza,dove la nostra attenzione viene attratta dall’atteggiamento di accoglienza e di disponibilità dei pastori,i quali si portano senza indugio nel luogo indicato loro dall’angelo.

Contempliamo per un attimo questo evento,dove la visione dell’accadimento è assorbita da una scena di miseria e di disagio:”un bambino avvolto in fasce,che giace in una mangiatoia”;dove lo sguardo discreto e pensoso di Maria e Giuseppe davanti al mistero di Cristo,si illumina, proiettando orizzonti di sicura salvezza.

E’ la storia di Dio che nasce nella semplicità di una famiglia,in una abitazione di fortuna. E’ la storia dell’Eterno che pianta la sua tenda in mezzo a noi,non scegliendosi come amici sapienti ed intelligenti,ricchi e notabili,ma uomini dal cuore semplice,pastori e pescatori,,i quali per primi annunziano il fatto più sconvolgente mai accaduto:un Dio è nato per noi. E nasce per noi,perché non sa vivere senza di noi:siamo il vertice del suo amore.

Nel Natale,infatti Egli rivela se stesso non nella potenza,ma nell’amore:”Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito”. E’ il suo cuore che si apre al cuore dell’uomo:perciò,dietro quella scena del presepio troviamo in maniera visibile la tenerezza di Dio,che si cala come padre e madre insieme sul cuore di ciascuno di noi.

Davanti a questa rivelazione di amore infinito,quale deve essere la nostra risposta? Quale deve essere il nostro atteggiamento?

Sono forse sufficienti le semplici emozioni derivanti dalla contemplazione di un bambino avvolto in fasce nella mangiatoia? Certamente no.

Il Natale esige un cambiamento di vita e di mentalità,che non può risolversi in semplici emozioni né in semplici propositi velleitari;il Natale esige una presa di coscienza di quei valori umani e cristiani che purtroppo abbiamo smarrito;esige una visione sostanzialmente nuova della realtà non più strumentalizzata ad idolatrare il proprio ”io” oppure ad accrescere il proprio “avere”,ma a qualificare il proprio essere,la propria persona in relazione a Dio e al prossimo.

Ma noi come viviamo il Natale?

Anzi,come ci siamo preparati al Natale?

Abbiamo svuotato il nostro cuore per renderlo degna dimora di Dio? Oppure ci siamo fermati alla soglia di questo evento storico,riducendolo a semplice occasione di consumismo? L’impressione è che molti cristiani ancora non hanno gustato la profondità del mistero del Natale,perché ancora non hanno compreso la vera identità di Gesù Cristo.

La domanda che Gesù,2000 anni fa, pose ai suoi ascoltatori e ai suoi discepoli:”chi dice la gente che io sia … e voi chi dite che io sia” è ancora di grande attualità. Soprattutto oggi,che siamo diventati quasi stranieri a Dio e ci ricordiamo del suo Cristo solo nelle grandi solennità,come il natale. E in questi ricordi ci illudiamo di racchiudere la nostra fede,che si delinea come una etichetta di appartenenza,ma non di familiarità con Dio e con Gesù Cristo. Se noi conoscessimo veramente chi è Cristo,la nostra vita cambierebbe,come cambiò la vita dei suoi discepoli e di coloro che lo conoscono.

Pensate per un attimo al Prologo di Giovanni:”In principio era il Verbo,il Verbo era presso Dio,il Verbo era Dio…tutto è stato fatto per mezzo di lui…e senza di Lui nulla è stato fatto di tutto ciò che esiste… E il Verbo si fece carne”.

Ecco la verità di Dio…Ecco la verità di Cristo,il Verbo di Dio,che preesiste alla creazione e che da sempre è Dio. E questo Verbo che era presso Dio e che si fece carne, è realmente Gesù,nato da Maria Vergine.

Nella incarnazione di Gesù la rivelazione raggiunge la sua pienezza,la sua definitività.

Pertanto, il Verbo è la Parola eterna definitiva che Dio dice all’umanità.

Parola che Dio esprime nella bellezza della creazione;che Dio comunica agli uomini nella storia della salvezza; Parola che si è fatta Uno di noi,diventando in Cristo un uomo,nato da donna.

Oggi,Natale, questa Parola,questo Verbo eterno si è fatto piccolo,così piccolo da entrare in una mangiatoia.

Si è fatto bambino per essere afferrabile.

Adesso,questa Parola,il Verbo, non solo è udibile,non solo possiede una voce,ma ha anche un volto,che possiamo vedere:il volto di Gesù di Nazareth.

Allora possiamo capire chi è veramente Gesù.

Chi è che venuto in mezzo a noi.

Certamente non un semplice uomo,ma il figlio di Dio e,quindi,Dio stesso che ha preso la nostra natura umana.

E noi ancora non Lo conosciamo,perché Lo vogliamo trovare là dove non c’è.

Invece,la sua caratteristica per farsi conoscere non sta nella grandiosità delle cose,ma nella loro debolezza;non sta nei palazzi del potere, ma nelle abitazioni di fortuna;non sta nelle meraviglie che ci circondano,ma nella povera gente,nei volti stracciati dalla miseria ed abbandonati lungo i bordi delle strade:”Avevo fame …l’avete fatto a me”.

Sono parole dure pronunciate contro tutti coloro che restano indifferenti al cospetto degli ultimi;di coloro che non sanno leggere nel prossimo il volto della misericordia di Dio.

Ricordiamoci che l’essenza del Natale sta solo nel sorriso dell’accettazione e della donazione;nello sguardo della comprensione e dell’amore;sta in tutte quelle riserve di carità che noi sappiamo donare agli altri.

Purtroppo,dopo 2000 anni,il Natale sembra solo un episodio della storia,capace di generare tante emozioni,ma non il richiamo a Dio e al suo Cristo. Ed è proprio questa mancanza di Dio nella società che apre lo spettacolo di tante atrocità.

E noi assistiamo a queste scene come spettatori di telenovele,conquistati più dalla curiosità di scoprire gli autori dei delitti che dalla tragedia di una vita sciupata o uccisa dalla follia umana.

E poi ci definiamo cristiani.

Invece non lo siamo. O forse siamo i cristiani delle emozioni natalizie. Alla luce di quanto proclamato,io dico a tutti,a me e a voi:svegliamoci da questo letargo spirituale,liberiamoci dalla prigione del male che ci sovrasta,ed apriamo il nostro cuore a Dio e al suo Cristo,che nasce per renderci belli e buoni,per farci suoi familiari. Dio si fa uomo,perché l’uomo diventi Dio. E proprio in forza di questo mirabile scambio che Dio si rende simile all’uomo,perchè l’uomo possa riacquistare l’immagine di Dio.

Qui,in questo scambio,è tutto il mistero del Natale.

Un mistero che,se noi lo viviamo con fede,ci renderà uomini nuovi,portatori di carità e testimoni di solidarietà.

Questo è il cammino per capire il Natale.

Questo è il modo per vivere seriamente il Natale.

 

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