Cristiani e Musulmani

lampedusa

La fuga dei musulmani dai loro Paesi, oppressi da guerre fratricide, che giungono e non tutti vivi, sulle coste mediterranee, è una grande occasione per i cristiani, i quali, più di ieri, sono chiamati a testimoniare concretamente il vangelo di Cristo: amore verso Dio ed amore verso il prossimo.
Un amore non di semplice e passeggera accoglienza di coloro che sono costretti ad essere raminghi, ma di serena volontà a sapere un giorno coabitare con essi come fratelli in reciproca accettazione dei propri valori.
Non sono le espressioni di rito nè le emozioni nella visione di tante tragedie, che possono segnare reciproche inversioni di comportamenti, ma solo la consapevolezza che in ognuno, aldilá della fede, c’è l’impronta di Dio, si leggono i lineamenti del volto di Cristo.
E per i musulmani un tale atteggiamento d’amore potrebbe significare la caduta di ogni pregiudizio verso i cristiani. Non più visti come nemici da odiare, ma come fratelli da amare. Non solo, ma potrebbe porre anche le basi per la fine di ogni fondamentalismo, fonte di assurde atrocità.

Pertanto, non è più sufficiente dire o gridare: bisogna imparare a vivere insieme, ma occorre, con determinazione, tradurre queste aspirazioni in atti concreti, mirati a realizzare contesti umani, che favoriscono lo sviluppo della persona e, soprattutto, della  dignità umana.

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