Troppa finta felicità

giovane triste

Troppa finta felicità leggiamo oggi sui volti di molti giovani. Una patina di polvere che vola via appena sfiorata da un po’ di vento.

Un miscuglio di sorrisi e moine che nasconde un profondo senso di vuoto interiore. In essi entusiasmo e scoramento, gioia e tristezza si rincorrono, creando amaro fastidio di fragilità,  che si fa prostrazione.

Credono di stordirsi nel chiasso: illusione di breve durata, che apre la porta all’insorgenza della insoddisfazione. Finché a dirigere i passi della vita sono le cose, il divertimento e tutti i corollari della leggerezza comportamentale, l’ anima giovanile sarà sempre un recipiente vuoto e di odori non gradevoli, che rischia di rompersi al primo impatto serio.

Purtroppo, non si può negare che questo senso di frustrazione nasce anche dall’assenza di un futuro, assorbito già dalla voragine del presente, che vede consumare ogni prospettiva, ogni speranza di novità. Ed è proprio quest’assenza di futuro, di spazi vitali che genera nei giovani la voglia di naufragare nel crogiolo del fittizio, uscendone l’indomani più frastornati che mai.

Così appesantiti, si fanno facilmente sedurre dai megafoni dei nuovi istrioni politici, che offrono certezze a basso costo.

Come sarebbe entusiasmante, se ognuno e, soprattutto, i più giovani fermassero l’orologio della vita per una breve sosta, per guardarsi dentro, non solo per scoprire le resistenze del cuore alle cose veramente belle, ma anche per alleggerirsi di quel ferro arrugginito, che disturba la bussola della vita.

In questa sosta ognuno potrebbe gustare  la vera felicità, che non nasce dal possedere tante cose né  dalla fiera delle parole che si dimenano nei cosiddetti mercati rionali,  ma dall’aver incontrato una  Persona: Gesù, che è sempre in mezzo a noi; nasce dalla consapevolezza che in Sua compagnia  nessuno si sente solo, anche quando il cammino della vita si scontra con  difficoltà che sembrano insormontabili.

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