La Fede non è un repertorio di parole

opera“Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma colui che fa la volontà del Padre mio che è nei cieli”.

Ascoltare la parola di Dio e non metterla in pratica è un po’ come un vento di passaggio,che genera anche delle emozioni,però non trasforma mai la vita. Così, conoscere la parola di Dio, o saperla ben presentare,senza applicarla a se stesso, è solo una strumentalizzazione della stessa Parola; una doppiezza che può ingannare l’uomo,ma non Dio che legge nel cuore.

Purtroppo,oggi più che mai,siamo caduti in un circuito di apparenze; viviamo in un mercato di parole, dove vendiamo tutto, anche il cuore, sospeso a tante finzioni. Siamo diventati bravi attori, ma non siamo veri testimoni, capaci di ascoltare e vivere con serietà la parola di Dio. Ecco perché un giorno rischiamo di ascoltare le parole di Gesù: ”Non vi ho mai conosciuti. Allontanatevi da me, voi che operate l’iniquità”.

E finchè la liturgia della Parola non la caliamo nella quotidianità della vita,non saremo mai credibili. Se la fede che professiamo non la trasformiamo in opere, noi non entreremo mai nel regno di Dio.

Il che significa che la fede non deve essere un bel repertorio di parole né una semplice teoria o una semplice credenza in Dio; ma deve essere  un’azione di cuore e di mente,che parta dalla contemplazione di Dio e discenda sul versante delle nostre azioni quotidiane

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