Categoria: Pensiero del giorno

In volo come aquile

Ogni volta che leggo il Vangelo di Gesù e la sua legge di amore, mi chiedo come potremmo essere diversi,
se imparassimo a conoscere bene, comprendere, accettare quanto in esso proclamato.

Saremmo  veramente  uomini nuovi.

Invece, vogliamo restare nel cortile della mediocrità senza battere le ali della fede,
che ci farebbero alzare in volo come aquile verso l’Amore vero.

Preferiamo ancora rimanere nel pollaio dei nostri pensieri, soffocandoci all’ebbrezza del cielo.

 

La commedia dell’amore

Se c’è una commedia che tutti sappiamo recitare è quella dell’amore

La gridiamo ad occhi chiusi, senza però  leggere il cuore della realtà

Per tutti spendiamo respiri di dolcezza o  riveliamo segnali d’ amore

per tutto  esprimiamo assenso o dissenso,ma in concreto preferiamo

solo la tutela di noi stessi, sottraendoci alla visione di ogni sofferenza

Così, siamo sempre pronti a gettare  parole di sostegno per chi viene

a trovarsi nei guai o nella miseria, ma non  facciamo nulla, per dargli

reali  possibilità di vita, con cui sconfiggere le spade che lo trafiggono

Siamo troppo avvolti dalla fuliggine dell’ipocrisia, che ci fa spettatori

e insieme protagonisti  di tante recite,che quasi sempre brillano solo

di luce finta, dove è facile vedere la pochezza di cui siamo  plasmati

 

 

Che cosa è il tempo?

Ogni volta che mi guardo e numero le rughe, mi sembra di sentire il respiro del tempo,
che mi penetra senza quiete.
Lentamente mi scolpisce e mi rende figura pensosa, in cui chiunque legge la sua forza
inarrestabile.
Spesso mi domando cosa sia realmente il tempo.
Non trovo alcuna risposta, se non la visione del mio volto,  che ha saputo incidere,
rubandogli la sua freschezza.

 

Il fremito dell’attrazione

Non sempre pensiamo come agiamo né agiamo come pensiamo.

Il fremito dell’ attrazione verso ciò che piace è  sempre in agguato e sconvolge persino le buone intenzioni.

È una trappola che scatta all’improvviso, rompendo ogni sintonia tra il pensiero e l’ azione.

Eppure, se credessimo un pó in più nella intelligenza e nelle nostre capacità, potremmo essere certamente più saggi nelle scelte.

E la saggezza ci renderebbe più coerenti e, soprattutto, più attenti ad aggirare qualsiasi tranello attrattivo.

Il mediocre

Il disarmo totale dell’ anima è la mediocrità.

Una panacea che fa vivere ” senza infamia e senza lode ” in un chiaroscuro di pensiero e di azione, che addormenta ogni volontà di essere e sentirsi realmente qualcuno nel solito quotidiano.

Il mediocre non ha  nè sussulti di gioia né di tristezza, non ha scatti di orgoglio.

Vive appeso a se stesso, guardando ogni cosa solo dal suo oblò, dal quale  si affaccia non per imparare nella prospettiva di arricchirsi, ma per adeguarsi semplicemente a ciò che vede.

Non è  nè  caldo  nè freddo.

E’   solo uno  che preferisce  vivacchiare piuttosto  che  vivere, cogliendo le novità che  il futuro gli  schiude.

Anzi , egli è  solo figlio della rassegnazione, in cui consuma se stesso senza mai gustare il fascino e la voglia della  conquista.

Per il mediocre tutto scorre piatto, sordo ad ogni  bellezza sia di un fiume che si  fa spazio, contorcendosi nei meandri delle sponde, sia  del mare,  che è sempre aperto all’ accoglienza di  nuove risorse d’acqua.

Purtroppo, egli è uno che non vuole e non chiede, pago soltanto del suo mondo, dove i colori sono tutti uguali, le voci restano inascoltate e nulla brilla per segnare il suo cammino: è un tiepido, che l’Apocalisse condanna con parole dure e ripugnanti:” … poichè sei tiepido,cioè  non sei nè caldo nè freddo, sto per vomitarti  dalla mia bocca”(Ap.3,16).       

Gratis: termine in disuso?

Guadagnare, spendere, risparmiare, scambiare, valutare, avere, vendere, comprare… sono le spinte propulsive che orientano questo terribile quotidiano, dove ogni cosa viene misurata solo per il contraccambio che può generare e non per la fantasia di una dazione gratuita.
Anzi, il gratis sembra proprio un termine in disuso.
Infatti, per molti oggi è  incomprensibile un gesto d’ amore, a cui non segue alcuna ricompensa.
Siamo troppo scivolati nella corsia degli affari, per cui ci sentiamo più soci che amici, più concorrenti diffidenti che viandanti in cammino verso la stessa felicità.
Abbiamo dimenticato che il fascino dell’umanità  non si trova solo nella forza economica o nella sua intelligenza, ma soprattutto nella capacità  di ognuno di saper donare se stesso agli altri.
Qui e soltanto qui possiamo sperimentare che la vera festa non sta nel ricevere, ma nel dare, con cui poniamo le basi per costruire il futuro della nostra vita.

Un Dio solo pensato?

Il vero cristiano non può accontentarsi di un Dio pensato, spesso idealizzato a propria immagine o chiuso nello scrigno di una fede che vibra solo nell’ intimo.

Un Dio siffatto sfuma ogni volta che il pensiero lo abbandona oppure si lascia attrarre dai moderni circuiti della idolatria.

Il vero Dio non può essere pensato come un qualsiasi oggetto, ma deve essere amato, vissuto e testimoniato come Padre che ama, come Figlio che redime, come Spirito Santo che rinnova.

Ed è  proprio questo mistero di vita trinitaria, a cui ogni cristiano partecipa, che segna l’ identità del vero Dio.

Eternità:parola in disuso?

Oggi c’è una indisponibilità  strisciante sull’aldilà,  come se fosse una parola di disturbo dalle cose terrene, e, quindi, una specie di evasione da tutto ciò che ha il respiro delle realtà  di lassù.

Si ha l’impressione che l’uomo moderno preferisce calarsi e perdersi solo nella trama di questa vita, dove nascita e morte è  l’unico gioco di alfa ed omega, che segna il traguardo definitivo di ciò che è.

Eppure, nonostante che interpreti e creda di gustare tutto in questo squarcio temporale, non passa inosservata in lui una sottile  insoddisfazione, che lo porta a non accontentarsi mai di ciò che passa.

Si, perché non tutti si accontentano della fragilità di  questa vita.

C’è in ognuno una latente percezione  di eternità; un brivido di infinito che nessuna siepe, di memoria leopardiana, riesce o può  ostruire, essendo sempre vivo nel cuore il desiderio di non concludere il viaggio terreno  come un qualsiasi fagotto.

Ed è proprio questa sete di eternità che illumina il presente in una visione di accoglienza di tutto ciò che ha il sapore dell’umanità.

La croce al collo: moda o segno di fede?

La croce al collo per molti è diventata un semplice elemento decorativo, senza alcun riferimento alla sua forza salvante.
Un oggetto da ostentare e non il mistero di liberazione e di amore da vivere.
Nessuno resta piu attratto dalla sua presenza, anche perché  chiunque si rende conto che chi la porta al collo o sul petto, lo fa solo per moda e non per conservarla nell’intimo della propria vita.
Finchè anche i cristiani continuano a sfoggiare il legno della Croce come un qualsiasi accorgimento di bellezza esteriore, non saranno mai credibili nè saranno veicoli di conversione e di fede.

Fatti, non parole!

Molti credono e si illudono che siano solo le parole a persuadere la gente.

Invece, non è  così. Ciò che la veicola di più  a pensare e a dare svolte radicali alla vita sono i fatti, i quali soffiano sempre una silenziosa esortazione.

Ed oggi, più di ieri, la nostra società, frustrata da un forte smarrimento mentale, morale, politico  e sociale, ha bisogno non tanto di chiacchiere, ma di fatti.

Del resto, la storia insegna che gli uomini, anche se vengono colpiti dalla bellezza delle parole, alla fine risultano sempre conquistati dagli esempi e, quindi, dai fatti.

Pertanto, se uno vuole convincere o  lasciare orme di vera memoria, non deve perdersi in chiacchiere, ma nei fatti, che certamente creano consenso  e trascinano alla sequela.