Categoria: Pensiero del giorno

Con gli occhi chiusi

Quando chiudo gli occhi, non per morire,
ma per meditare la profonditá del Mistero,
mi sembra di scivolare nell’ intimità del tuo cuore,
dove mi sento abbracciato come d’ affetto di Padre.
Qui non ho parole da dirti nè promesse da farti,
ma  gustare il profumo della tua presenza
mi illumina e, pur avendo chiusi gli occhi,
in ginocchio e con le braccia allargate a mò di ali,
comincio a volare sempre più in alto,
con una preghiera intensa, che mi apre,
per pochi istanti, al sogno di Dio.

 

L’indifferente è un otre vuoto

Ciò che mi fa paura e assorbe mente e cuore in pensieri gravi,
non é tanto la cattiveria di chi agisce,
quanto l’ indifferenza di chi,  pur vedendo, passa oltre,
come se nulla fosse accaduto.
E  nulla lo lambisce.
Per lui non fa  differenza  il vedere e il non vedere: 
tutto veste alla stessa maniera,
senza alcuna vibrazione di attrazione.
Il mondo si chiude solo in se stesso,
un guscio privo di aneliti, tarpato dall’ assenza di ogni sentimento.
Non vede,non ascolta,non prova il sapore del nuovo.
E’ solo un otre vuoto, dove non c’ è né morte né vita,
ma solo l’ andare del tempo, che, come da antico copione,
divora cose e persone senza guardare in faccia a nessuno.
E il tempo è  la vita e la morte dell’ uomo indifferente.

Non serve amare a parole

Molti cristiani sono più bravi ad amare
” a parole e con la lingua” , che
 ” con i fatti  e  nella verità “.
Si spendono facilmente in tanti discorsi,
organizzano continui  convegni, scrivono documenti e messaggi,
ma nell’impatto con la realtà  poco o nulla fanno.
Non solo, ma preferiscono anche sciupare  più tempo  
nell’ostentare ciò che si dovrebbe fare,
che nel rimboccarsi le maniche e compierlo  concretamente.
L’impressione è che tante volte  gridano solo la caritá
che altri sarebbero chiamati fare
e non quella che essi stessi, per primi,  hanno il dovere di fare.
Purtroppo,  ancora non si rendono conto che il Cielo
non si conquista  con le parole , ma con i fatti,
quelli che nascono dalla contemplazione del Verbo incarnato,
e discendono sul versante delle azioni quotidiane.

Mendicanti di sincerità

Siamo un pò tutti diventati mendicanti di sincerità
l’ ambiguitá segna un pó la quotidianità dei rapporti
Tutto oggi viene misurato con il criterio del particolare,
che sembra offerto gratuitamente,
invece nasconde quasi sempre alibi di corrispettivo.
Non é facile scoprire in uno sguardo,in un gesto o parola
il cuore della gente,
che ha imparato a recitare persino sulle sue sofferenze,
pur di raggiungere cià che vuole.
A  cospetto di tante figure,
che non disdegnano di giocare con la loro dignità,
preferisco chiudere gli occhi e donarmi lo stesso,
convinto che anche in un frammento di umanità
c’é il volto sofferente di Cristo.

Ripetere le stesse cose mi stanca

Ripetere le stesse cose mi stanca.
Non così per ciò che é fonte di novità, la cui voglia mi fa sentire fresco,
lontano dal peso dell’età, che sembra trovare nel tempo il suo divertimento.
E la novità non la trovo nelle cose che desidero o nelle parole che grido,
ma nel cuore, dove ogni sorpresa è possibile e tutte le emozioni sono presenti.
Se oggi tanta fuliggine cammina negli occhi della gente,
prostrata ad un grigiore ripetitivo di comportamenti,
la ragione é da cercarsi nell’assenza di cuore in ciò che dice o fa.
Senza cuore chiunque può volare a bassa quota,ma non saprà mai andare oltre.

Il dolore del malfatto

Nel groviglio del cuore la tentazione e il rimorso,
che hanno origini diverse,
finiscono quasi sempre l’ una, per essere soddisfatta;
l’ altro, per essere soffocato.
Ci si abbandona alla tentazione,
facendosi cullare dalle sue moine,
con l’ illusione di potersene  liberare.
Si cerca, invece, di sopprimere ogni respiro di rimorso,
pensando che non si desta più.
Sia nell’ una che nell’ altro
resta il dolore del malfatto.

Illusioni come se fossero vere idee

Molti preferiscono lottare più per le idee preconfezionate dagli altri,
che per quelle proprie.
Sono come i bambini che amano più seguire i pagliacci di turno,
che affidarsi alla semplicità dei loro giochi.
É una continua svendita di sé
a favore di chi conosce solo il linguaggio gridato,
che offre illusioni come se fossero vere idee.
Il guaio peggiore è quello di chi, non credendo alle proprie idee,
si fa trastullo dei pensieri e degli interessi altrui.

Il potere nella Chiesa

L’ idolatria del potere è il demone che abbrutisce tanti uomini di Chiesa,
per i quali ogni gesto, persino le liturgie rivelano ostentazione di se stessi
e non dell’amore di Dio.
Chiusi nelle gabbie dorate dei ministeri,dimenticano le povertà dell’umanità,
fingendo una carità verbale,ben distante da chi giace sotto il peso della fame.
Sanno imporre mosaici di condotte agli altri, mentre si svincolano dagli inviti
del Santo Padre,nel quale il popolo in cammino gusta veramente la presenza di Dio.
Rallentano  o spengono lo spirito di fede ed accoglienza e non si rendono conto
che la misericordia di Dio è infinita rispetto alla miseria delle loro intenzioni.
Come sarebbe,invece,più esemplare,se ogni tanto imparassero a scendere dai soliti
piedistalli e diventassero ospiti dei confessionali,per sentire il dolore della gente
e lenirlo con la grazia di Dio!

Il carro della sconfitta

Quale futuro arride alla vita, se il presente
lo corrodiamo con inutili follie?
Non è forse vero che solo ciò che pensiamo e facciamo oggi,
potrà decidere il nostro domani?
Vivere bene il presente nelle sue continue sfumature,
è come costruire il futuro, verso cui tendiamo e cerchiamo di possedere.
Svilire il presente nella ragnatela di motivazioni povere e meschine,
è come preparare il carro della sconfitta, dal quale saremo travolti.

Chiamata divina o esigenza umana?

Un ministero pastorale vero nasce solo dall’amore e si alimenta esclusivamente d’amore.
Non può essere esercitato per avere qualcosa, ma solo per amare come Gesù ha insegnato.
Senza amore diventa sterile,un mestiere scandito dal tempo e misurato dalla voglia di carriera.
Ecco perché alcuni cercano frutti per se stessi e non per Colui per cui  lavorano.
A volte mi domando: fu chiamata divina o povera esigenza umana?