PRIMA DI QUARESIMA

q1Siamo all’inizio della Quaresima, dei 40 giorni di cammino verso la Pasqua. Un itinerario che si distende come volontà di purificazione e di preparazione, per riscoprire la bellezza della fede, liberandola dalla tentazione di un cristianesimo troppo accomodante, destinato a piacere più agli uomini che a Dio.

Quello di quaresima è un tempo di ritorno al Signore, dopo aver preteso di vivere senza di Lui; un tempo di conversione e di riconciliazione, a cui possiamo approdare svuotando il nostro cuore, per riempirlo di Cristo; facendo deserto nella nostra vita, per ridurla all’essenziale, libera dal superfluo, dalle vanità delle pretese quotidiane in una visione esistenziale di autenticità evangelica.

     Oggi più che mai, assorbiti dalla cultura dell’immediato e della fretta, quasi bastonati dalle cose e dalle ingannevoli apparenze, abbiamo bisogno di interiorità, di silenzio, per cogliere quella profondità della nostra persona, che si chiama coscienza, attraverso la quale possiamo rinverdire la nostra identità umana e cristiana.

Solo nel deserto, nello svuotamento dei nostri surrogati interiori, noi ci apriamo alle meraviglie di Dio, gustiamo la Sua novità, sperimentiamo la distanza tra ciò che siamo e ciò che dovremmo essere.

Solo nel silenzio si manifesta la parola di Dio, il cui ascolto ci fa percepire la inutilità delle nostre parole, spesso rivelatrici di ciò che si agita nel cuore. Il cammino nel deserto quaresimale deve essere desiderio sofferto ed invocazione di salvezza; deve essere momento di liberazione dalle maschere personali e sociali; dalle contraffazioni del volto di Dio, che a volte gestiamo a nostro uso e consumo; deve essere circostanza di confronto con noi stessi, per saggiare la validità o meno della nostra adesione a Cristo Gesù.

Solo nei momenti di silenzio, quando stiamo con noi stessi, scopriamo veramente chi siamo; sentiamo il peso dell’assenza di Dio, la nostra distanza da Lui; constatiamo la nostra povertà in solitudine davanti a Lui. Una solitudine che ci causa la Sua nostalgia, facendoci riscoprire quella divina tenerezza di padre e madre insieme, che da sempre ci dona.

Ecco perché la quaresima inizia con la imposizione delle ceneri, con le quali dichiariamo le nostre colpe e, nello stesso tempo, esprimiamo la volontà di conversione, di scegliere Cristo come centro e salvezza della vita. Lasciarci cospargere il capo di cenere, riconoscendo la nostra fragilità, la caducità di quanto ci circonda, è un profondo esercizio di umiltà, che dovrebbe spingerci verso maggiori assunzioni di responsabilità spirituali; verso scelte forse scomode ma vitali, quali la mortificazione, il sacrificio, il distacco, condizioni indispensabili per vedere le cose con gli occhi di Cristo.

Pertanto, la quaresima, più che vederla come un momento a sé stante, limitato a 5 settimane, deve essere vissuta come un modo permanente della vita cristiana, come uno stile di vivere improntato al riscatto dal male, che vuole dominarci con la triplice tentazione del consumismo, del potere, della religione interessata. Gli idoli antichi e moderni della storia, che ci vengono propinati da una società smarrita nella infatuazione e nella elargizione delle cose. E sono proprio questi idoli, con le molteplici sfumature, che disgregano la solidarietà, calpestano l’autorità come servizio, creano controaltari alla fede, originando in ciascuno di noi false certezze, chiuse nell’orizzonte di una visione senza umanità e senza Dio.

Con Gesù, oggi più che mai, siamo invitati a fare le nostre scelte. Alla tentazione di ridurre la vita al benessere, al gusto del possesso, alla tensione dell’avere, con Lui dobbiamo rispondere:”Non di solo pane vivrà l’uomo”. Alla volontà di potere e di vanagloria che assorbe spesso la nostra vita nella rete di tanti compromessi, con Lui dobbiamo dire che la vita senza Dio è un inferno. Alla tentazione di manipolare Dio con gli accorgimenti di una religione interessata, con Gesù dobbiamo replicare:”Non tenterai il Signore Dio tuo”. Allora possiamo vincere queste tentazioni antiche e moderne? Certamente sì. Sull’esempio di Gesù e di Maria, Sua Madre, possiamo non solo vincerle, ma anche prendere con decisione la strada verso la Pasqua, la nostra Pasqua.

 

 

 

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