Nasce l’amore

Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]

Amami come sono

Amami come sono e non per ciò che sembro non cercare in me ciò che è in te:sbagli Ognuno ha in sè qualcosa di irripetibile tu,se vuoi,puoi imitarlo,ma mai copiarlo Forse ti impressioni per la mia maturità non desistere,sarai certo […]

pianto

Il miracolo delle lacrime

Chi non ha mai pianto non è un vero uomo e tanto meno ha una fede viva. Tra i tanti miracoli dell’umanita quello delle lacrime è  il più bello, perché schiude il cuore alla gioia e al dolore, al sorriso dell’accoglienza e […]

Chi bussa alla porta?

Non affogare la vita nello scrigno d’oro ogni cosa vive nel segno del provvisorio Nessuno si appaga in quello che possiede nè depone le ali,usate sempre per volare Chi ha,più vuole e si preoccupa di avere è come una trottola,mai […]

Più tempo per me

Ho consumato troppo tempo,senza avere nemmeno un istante per poter misurare la cifra tra ciò che ero ed oggi sono Sempre immerso nell’immediato,tutto m’è sfuggito di mano persino l’ombra del silenzio,dove guardavo al mio futuro Ora conto attraverso le rughe […]

 

I preti a volte come i medici

ascol

Molti preti,a volte, sono un pò come i medici: sanno parlare, ma non sanno ascoltare.
Usano parole difficili, tecnicamente profonde, però non sempre adatte alla comprensione.
Ciò che per essi è un vocabolario semplice, almeno in apparenza,risulta complicato per chi ascolta.
Un gioco verbale che uccide ogni dialogo e pone le basi, per creare cecità nel cuore.
Sbaglia chi pensa che, solo con il parlare o lo scrivere bene, può inserirsi in chi ascolta o legge.
È necessario, invece, mostrarsi sempre disponibile, quando qualcuno chiede di essere ascoltato.
Qui, nell’incontro di due persone, di due cuori e, soprattutto di occhi che parlano,solo guardandosi,
ognuno sentirà l’odore del vero e potrà camminare con i suoi piedi,sull’ arcobaleno della verità.

Fammi sveglio

niloNon so quando,ma verrai.Mi spaventa solo se non mi trovi
così come mi vuoi.Non vorrei essere sorpreso in disfatta
Sarebbe veramente terribile non sentire più i tuoi passi
il respiro del cuore che mi vibra carezze o i tuoi occhi
che si allungano per abbracciarmi.Ti prego,fammi sveglio
per il tuo arrivo,in modo che possa guardarti e gridarti
che ti amo ancora.Non trattarmi senza preavviso,desidero
vedere la luce del tuo volto,prima che si oscuri la vita

Sognare per vivere e vivere per sognare

sog

 

Sognare per vivere e vivere per sognare può accarezzare lo scorrere del tempo,  può donare all’ esistere voglie diverse, ma non apre veri e reali orizzonti, dove ognuno scopre ciò che  é  e  quello per cui sogna e vive.

Imprigionare la vita solo in un andirivieni di sogni, fragili come il canto di una cicala, non la rende affatto appagante, anzi la diseduca dal vivere bene il suo destino,  che,  aldilà di tante contraddizioni, ha in sè la speranza delle cose di lassù.

Chiudersi, pertanto,  in questo circolo vizioso,  impedisce qualsiasi volo di conquista definitiva e sciupa il vivere e il sognare in povere appendici,  quasi ali bagnate di una farfalla,  che fa fatica persino a trovare la strada del ritorno.

Saperci sbarazzare di noi stessi

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Credo che il problema più delicato e difficile per ognuno di noi,  è sapersi  liberare dalle tante onde di cattiveria, odio ed invidia, che attorcigliano il cuore e lo rendono come un mare sempre agitato.

Sbarazzarci di ciò che alligna nella profondità dell’ io, dove è  nata una forma di convivenza, che fa sembrare un pò tutto normale, persino il male, è  un atto di coraggio, un gesto di vera pulizia, necessari per trovare noi stessi.

Oggi, sia nelle piccole che nelle grandi cose, non siamo più presenti a noi stessi: siamo trainati dal nostro disagio interiore, che,  finchè, come bussola orienta la vita, apre la porta a qualsiasi follia.

La verità di tanti eventi nefasti, che accadono tra di noi,  è da cercarsi appunto in questo grave disagio, che non trovando schiarita alcuna, ci veicola in un mondo di contraddizioni, dove tutto si tinge di nero.

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É difficile trovare un uomo che non ha mai pianto.

pian

É difficile trovare un uomo che non ha mai pianto.Se in lui ancora resiste un pensiero, una speranza di Dio e di umanità, troverà sempre occasioni di cuore, che gli aprono gli occhi.Anzi, chi crede di essere un duro, solo perché ostenta una maschera di insensibilità, non può non sentire le lacrime, appena riconquista la verità del suo sguardo.Esse sono il passaporto per bussare alla porta di se stesso e per vedere bene il volto di Dio.Del resto, la storia vera di un uomo non si scrive con gli occhi asciutti, ma con l’ inchiostro delle lacrime versate durante la vita.E sono sempre lacrime di sofferenza e di gioia.

La bellezza del donare

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Il poeta contemporaneo, Giorgio Caproni, scrive:” Tutti riceviamo un dono. Poi non ricordiamo più né da chi né che sia. Soltanto ne conserviamo, pungente e senza condono, la spina della nostalgia”.

La storia di ognuno è  un intarsio di doni ricevuti e presto dimenticati . Nemmeno il tempo per dire grazie che subito si accende la speranza di chiedere qualcos’altra.

E’ un circuito senza sosta, dove  non esiste ingratitudine del sorpasso: ciò che conta è avere qualcosa, che solo quando manca, accende il ricordo e, quindi,  la spina della nostalgia. Non tanto della presenza di chi ha donato , quanto dell’assenza  della cosa ricevuta.

Purtroppo, viviamo in un mondo strano, dove la riconoscenza è solo  un arco di tempo, che va da un piacere all’altro. E in questo frattempo così  breve, nonostante tutto,  ognuno potrebbe sperimentare una grande verità:  la bellezza di donare indipendentemente  da ogni genere di grazie.

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Scrivere la propria identitá

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Gli occhi, la mente ed il cuore degli uomini moderni non hanno più davanti a sé altre mete, se non quelle di correre sempre sugli stessi circuiti dell’ interesse e dell’ effimero.

Hanno smarrito, durante la giornata, il desiderio di levare al cielo un pensiero, un sospiro di richiesta: corrono senza alcuna fiducia, se non in se stessi.

E proprio qui cadono, anzi precipitano, perché una vita con gli occhi bassi, prigioniera della ragnatela da essa intessuta, rischia di imbattersi in un precipizio.

Pertanto, oggi più che mai, è necessario aprire gli occhi al cielo, non per eludere la realtà, che resta sempre un misto di stupore e di pensosità, ma per cercare, al di là del visibile, quelle pagine ancora bianche, in cui é possibile scrivere la propria identitá di figlio di Dio.

La fedeltà nelle piccole cose

fedLa grandezza di un vero cristiano non si misura sull’ eroicità dei suoi comportamenti, ma sulla fedeltà quotidiana alla fede, all’amore, alla giustizia e a tutti gli impegni assunti nel battesimo.

E’ facile essere eroi per una volta, ma è  difficile vivere da eroi e, soprattutto, essere fedeli nelle piccole cose.

Ed è  proprio questa fedeltà, che racchiude il respiro di grandezza ed imprime il sigillo dell’ autenticità cristiana.

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La tristezza di molti cristiani

volto triste

C’è una tristezza leggibile sul volto di molti cristiani che nasce dalla consapevolezza di non ascoltare e vivere in coerenza la Parola di Dio, rinchiusa in una sorta di perbenismo, che appaga l’apparenza, ma non il cuore.Il loro è un ascolto non vibrante, che non scende in profondità, fino a sentire il tormento di sé, al cospetto di ciò che proclama.Si perdono nelle amenità di vuoti ritualismi, che accarezzano la corteccia della mente, ma non allargano il respiro dell’anima che desidera il volto di Dio.E sono proprio costoro che tolgono alla fede il suo sorriso e la vestono spesso con una coltre di ipocrisia, che uccide ogni credibilità.Invece, oggi più che mai, il cristianesimo ha bisogno di trasparente semplicità e, soprattutto di volti sorridenti, nei quali ognuno può vedere e sentire il profumo di Dio.

Ad Auschwitz

Come me,anche tu non puoi dimenticare quanto
accaduto in questi recinti:l’umano fu ucciso
Qui Dio pianse davanti alla pazzia dell’uomo
chiuse gli occhi,perché più non lo riconobbe
Ad Auschwitz ho visto il diavolo della morte
che sorrideva ancora,persino a poveri scarti
Ho sentito intensi brividi di sangue versati
dalla ferocia di chi fu peggiore del diavolo
Ho letto sui bagagli le speranze del ritorno
scritte con variegati numeri di appartenenza
Ovunque in ogni angolo m’è sembrato di udire
respiri di dolore,che trasudavano dalle foto
Nulla era inosservato.Tutto tirava gli occhi
smarriti nella visione di scarpe di ogni età
Capelli ammucchiati,recipienti multiuso,cose
sbiadite di vita quotidiana,vestiti di bimbi
Un mondo ancora sanguinante,dove gli sguardi
erano grappoli di lacrime per tanta tragedia