Nasce l’amore

Solo chi si ama,desidera conoscersi bene si cerca ovunque,anche nelle cose deboli Non vola in alto per vedersi tra le nubi ma preferisce stare con chi gli è vicino Soltanto nell’altro eleva la sua umanità e vive il silenzio di […]

Amami come sono

Amami come sono e non per ciò che sembro non cercare in me ciò che è in te:sbagli Ognuno ha in sè qualcosa di irripetibile tu,se vuoi,puoi imitarlo,ma mai copiarlo Forse ti impressioni per la mia maturità non desistere,sarai certo […]

pianto

Il miracolo delle lacrime

Chi non ha mai pianto non è un vero uomo e tanto meno ha una fede viva. Tra i tanti miracoli dell’umanita quello delle lacrime è  il più bello, perché schiude il cuore alla gioia e al dolore, al sorriso dell’accoglienza e […]

Chi bussa alla porta?

Non affogare la vita nello scrigno d’oro ogni cosa vive nel segno del provvisorio Nessuno si appaga in quello che possiede nè depone le ali,usate sempre per volare Chi ha,più vuole e si preoccupa di avere è come una trottola,mai […]

Più tempo per me

Ho consumato troppo tempo,senza avere nemmeno un istante per poter misurare la cifra tra ciò che ero ed oggi sono Sempre immerso nell’immediato,tutto m’è sfuggito di mano persino l’ombra del silenzio,dove guardavo al mio futuro Ora conto attraverso le rughe […]

 

C’è un filo rosso

Ogni giorno Tu mi parli e io non ascolto

prigioniero di me stesso;conto le parole

mie a dispetto delle Tue;sento l’egoismo

mio al cospetto del Tuo amore;agli occhi

della Tua misericordia antepongo sguardi

della mia indifferenza;alle Tue mani,che

toccano ogni attimo l’amara miseria,vedo

le mie,che non generano scatti di carità

ai tuoi piedi,che sono presenti dovunque

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L’uomo chiuso nel bagaglio di se stesso

bag

L’ uomo é diventato cattivo, perché si é chiuso nel bagaglio di se stesso.
Qui soggiogato dai pensieri deboli, che gli offrono solo piccole dosi di umanità,
grida il suo sdegno verso tutti e tutto, convinto che il mondo é solo una maschera
di fredda apparenza.
Vive senza serenità, con gli occhi spenti ed incapaci di trovare e vedere
nell’ altro il compagno di viaggio.
Una vita impossibile, spesso senza Dio, facile ad aprirsi alla disperazione.
Invece, sarebbe veramente diversa e carica di speranza la sua vita,
se si lasciasse accarezzare dall’odore dell’ altro ed imparasse a leggere
in ognuno l’ immagine di Dio.

 

Le strade e la strada

via

Troppe sono le strade che oggi  l’ uomo percorre e quasi tutte lo portano lontano dalla ricerca delle cose di lassù.

Unico desiderio che lo corrode é quello di possedere e distruggere.

Un’ eccitazione senza tregua, che lo spinge nell’ arena di una cupidigia sfrenata, che si risolve sempre nell’ avere a tutti i costi.

Così ammassa, non scartando nulla e non si rende conto che tutto é destinato a rimanere qui, su questa terra, dove non resta neppure il ricordo.

Diversa e stretta, invece, é la strada che guida in alto.

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BALCONEAR

balcone

Non siamo diversi:io dal pulpito,tu dal balcone

preferiamo guardare e non camminare,indugiare e

non tuffarci tra le onde della vita,per salvare

chi annaspa in difficoltà ai margini della fede

Giochiamo con l’apparenza,spettatori di ciò che

fa scena,lontani da chi vibra emozioni di cuore

e non siamo credibili sia io che tu,impantanati

in una fiera di parole,che scorrono senza anima

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TERZA DOMENICA DI AVVENTO

La liturgia della parola di questa terza domenica di avvento è dominata da un intenso afflato di gioia. A differenza delle prime due domeniche, ove abbiamo respirato un’aria più austera e penitenziale, qui assaporiamo una gioiosa speranza, una gioia segreta e profonda, che consiste nell’attesa della salvezza ormai vicina.

Nella prima lettura, ripresa dal libro di Isaia, sentiamo il grido del Profeta, che è un vero invito alla gioia:” Io gioisco pienamente nel Signore – dice – la mia anima esulta nel mio Dio”. Il salmo responsoriale ci fa pregare con le stesse parole proclamate da Maria nel Magnificat, le quali certamente si ispirano al brano di Isaia:”L’anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio Salvatore”. Anche S.Paolo, scrivendo alla comunità di Tessalonica, propone un codice di comportamento per accogliere il regno di Dio che è in mezzo a noi:”Siate sempre lieti – dice -, pregate incessantemente……non spegnete lo Spirito”. Certamente sulle labbra di Giovanni Battista – figura centrale del Vangelo di oggi – non troviamo il sorriso. Le sue parole, asciutte e penetranti, sono lame sottili che affondano senza guardare in faccia a nessuno. Però, anche nel suo cuore c’è la gioia, che nasce dalla consapevolezza di annunciare la venuta di Gesù e dal desiderio di rendergli testimonianza. Del resto, quella della gioia è una dimensione essenziale al nostro credere ed al nostro vivere cristiano, che dovremmo sempre testimoniare, se vogliamo evitare accuse di incapacità a mostrare il volto di salvati, di redenti. Il messaggio delle letture bibliche si pone come campanello di allarme per uscire dalla insoddisfazione, dalla tristezza, dall’assenza di valori vitali; nello stesso tempo, rappresenta uno stimolo alla sequela, all’annuncio, alla testimonianza gioiosa. Naturalmente, la gioia proclamata dalla liturgia odierna non è la felicità festaiola, superficiale e sfuggente di un natale vanificato e commercializzato dalle esigenze del consumismo, ma è la certezza della presenza misteriosa di Gesù in mezzo a noi, punto di riferimento delle nostre piccole e grandi scelte. Ebbene, il brano evangelico è tutto centrato sulla persona di Giovanni Battista. E’ lui che rivela Gesù ad Israele; è lui che può e deve rivelarlo anche a noi in questo natale che sta ormai per venire. E’ lui però che potrebbe rivolgerci lo steso rimprovero che fece ai Giudei:”in mezzo a voi sta uno che voi non conoscete”.

Infatti, come loro, anche noi, se non avremo una fede alimentata dallo Spirito, rischiamo di non vedere Gesù, che ritorna e sta in mezzo a noi. Il Battista è il testimone per eccellenza a favore di Gesù. E la sua è una testimonianza che continua tuttora nella fede della Chiesa e nell’annuncio liturgico. L’evangelista Giovanni, autore del quarto vangelo, ne delinea, in maniera precisa, il ritratto di precursore di Gesù, i cui lineamenti, già domenica scorsa, ci sono stati disegnati dal vangelo di Marco. Nelle parole evangeliche odierne emerge tutta la grandezza del Battista e la sua missione nella storia della salvezza:”Venne un uomo mandato da Dio e il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per rendere testimonianza alla luce…”. Il Battista, quindi, non è il Messia, non  è la Luce. Egli è la voce dell’Altissimo; è “l’uomo mandato da Dio”, per rendere testimonianza alla luce che sta per sorgere, Gesù Cristo. E’ l’autentico interprete della testimonianza cristiana. La sua figura è impressionante. La sua personalità è esemplare. Grande è la sua linearità di condotta. La sincerità e la lealtà; l’onestà e l’amore per la verità fino al sacrificio di sé; l’umiltà e l’assenza di vanagloria davanti al plauso popolare, esaltano la sua persona e la rendono attuale, oggi più che mai, dove il bisogno di autenticità e di testimonianza è fortemente sentito. Infatti, nello smarrimento mentale, morale e religioso della nostra società, non c’è tanto bisogno di maestri, quanto di testimoni, che sappiano mostrare il motivo ed il fondamento di una speranza sicura: Gesù Cristo. C’è bisogno di testimoni della gioia che sappiano preparare con opere di carità fraterna e con la preghiera fiduciosa, il cuore di ogni uomo al Cristo che viene. Purtroppo, la visione di ciò che ci circonda: violenze, discriminazioni, povertà autentiche e nuove, insicurezze esistenziali, reazioni sconsiderate, è espressione di un profondo malessere.

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È triste chiudersi nelle proprie mura

cesti

 

È triste chiudersi nelle proprie mura,  blindarsi in esse

senza aprirsi a barlumi di luce o donare briciole d’ amore.

È bello invece interpretare le pareti e le stesse mura della propria casa

come qualcosa di elastico,  usabile per chiunque bussi e chieda un sorriso di ospitalità.

Non è forse vero che, un giorno, l’ usura del tempo divora tutto, persino le mura più solide,

mentre lascia intatti quei cestini di carità,  che  il cuore prepara ed offre senza preferenza?

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Vivere o raccontare la fede?

rac

Molti cristiani hanno imparato bene a raccontare la propria fede,
ma nulla dicono come la vivono.
Dimenticano che le parole da sole non fanno sequela, creano incertezze,
soprattutto se racchiudono sintomi di incoerenza.
Non credo troppo a chi racconta la fede come un contenitore di parole,
che sembrano ostentare soltanto se stesso.
Mi faccio, invece, sempre sedurre da chi, senza parlare, si racconta
con la vita: un intarsio di amore a Dio e al prossimo.

Uomini e cristiani mancati

coer

Troppo parliamo della Chiesa e di Gesù, poco o quasi nulla viviamo come Lui.
Ci perdiamo in continue chiacchiere e non ci rendiamo conto che alla fine
restano solo un mucchio di parole, alle quali manca ogni respiro di fede.
Amiamo le mezze verità, soprattutto quelle di comodo, e non disdegniamo
di farle passare come la Verità.
Pur sapendo ciò che dobbiamo dire e fare,non lo diciamo né lo facciamo.
Siamo diventati i prigionieri della nostra incoerenza: agiamo non come pensiamo
e pensiamo diversamente da come agiamo.
Così offuschiamo Cristo e la stessa Chiesa, che si riduce a povero ricovero
di uomini e cristiani mancati.

 

Il Mistero

sile

Come vorrei comprendere

il Tuo e il mio mistero

turbinio di idee che si

fermano quasi sempre là

dove è la soglia Ultima

A volte allungo le mani

perché mi sembri Vicino

a volte ti vedo Lontano

come un specchio magico

ove la identità Tua mia

si velano e si rivelano

Ma Tu,Lontano Vicino,se

veramente mi ami perché

non mi sussurri chi sei?

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IMMACOLATA CONCEZIONE

imma

La Chiesa oggi celebra la solennità dell’Immacolata Concezione.

E’ l’occasione propizia per rileggere la storia di Maria alla luce della Sacra Scrittura. Infatti, qui noi troviamo l’esatta valenza della sua forza propulsiva nella realizzazione del progetto salvifico di Dio. Qui scopriamo la sua bellezza, tanto antica e sempre nuova, che sedotta, sin dall’inizio, dal Signore, diventa ascolto, accoglienza del suo creatore. Qui gustiamo la sua semplicità che la fa “piccola”, pronta ad aprirsi alle meraviglie che l’Onnipotente opererà in Lei. Qui la contempliamo donna e madre insieme, in un atteggiamento di adesione incondizionata alla volontà di Dio, che la rende modello compiuto di fede pregata e vissuta. Ebbene, questa creatura luminosa viene indicata quale punto di riferimento storico-salvifico proprio nel momento di massima rottura dell’uomo con Dio. Proprio in occasione del peccato originale, noi vediamo apparire sullo scenario della storia Maria, donna di infinite potenzialità, la quale capovolgerà le sorti dell’umanità, aprendola alla speranza di una nuova vita in Cristo, l’uomo perfetto. Noi sappiamo che il progetto di Dio è la santità dell’uomo. Per l’attuazione di tale progetto, Dio cerca di coinvolgere Adamo ed in lui ogni essere umano, di tutti i tempi. Ma l’uomo, questo bambino capriccioso, invece di lasciarsi sedurre dalle vie di Dio, preferisce percorrere strade alternative, facendosi imbrigliare nella spirale del diavolo.

A questo punto tutto diventa tenebra. Tutto sembra destinato al fallimento. Il progetto di Dio viene scombussolato, l’uomo si ritrova solo con se stesso, senza alcun dialogo con Dio, che ormai sente lontano, quasi suo nemico. Ma Dio, Padre paziente e misericordioso, non l’abbandona al suo destino: lo cerca e lo ritrova. Così ricostruisce il suo progetto originario di salvezza, aprendo il futuro alla speranza. Una donna, Eva, aveva causato la grande disfatta spirituale; un’altra, Maria, ricostruirà la grande vittoria:” Io porrò inimicizia tra te e la donna – dirà Dio al serpente tentatore – tra la tua stirpe e la sua stirpe; questa ti schiaccerà la testa e tu le insidierai il calcagno”. E questa è la “buona novella” per l’umanità decaduta, nella quale viene prefigurata la nostra redenzione: Maria è la nuova Eva, che ci dà la vita, generando Cristo, vera vita del mondo. Non solo, ma preannunziata da Dio, diventa la sua privilegiata. E  non poteva essere diversamente, essendo stata predestinata ad essere sua Madre: Lei, semplice creatura, pensata e destinata quale Madre del suo Creatore.

Nel brano evangelico odierno La vediamo dialogare con l’Angelo. Cerca di capire, ma senza sottrarsi alla volontà di Dio. All’annuncio della maternità non si lascia travolgere, ma chiede:”Come è possibile? Non conosco uomo”. E’ il trionfo della sua femminilità illibata. Così, una volta rassicurata, che ciò che sta per compiersi in Lei, è opera dello Spirito Santo, brilla la sua adesione al progetto di salvezza:”Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto”.

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