Categoria: Ai Giovani

Giano bifronte

giano

Le parole che si spendono ogni giorno per rinnovare il tessuto sociale  sono tantissime, ma le testimonianze sono poche. Infatti, è  più facile ascoltare discorsi innovativi, che osservare vite esemplari, che imprimono orme di sequela. A molti, del resto,  non costa niente o poco gridare il rinnovamento, soprattutto quando riguarda gli altri e non se stessi. Come per tanti, predicare la trasparenza è  il  colore preferito in pubblico, mentre in privato e nell’esercizio delle proprie mansioni , il compromesso è  la linfa vitale di ogni rapporto.  Oggi, sul palcoscenico politico si notano solo maschere parlanti, che ondeggiano  e si piegano facilmente  al cospetto di chi favorisce  vie di facile guadagno. E sono proprio  questi  soggetti, che, come Giano bifronte, ostentano un  volto di trasparenza, che  cercano  di attribuirsi, spesso infangando gli altri con lo squallido pennello della cattiveria gratuita, ed una  mente  di intrallazzi , che  perseguono senza alcuna dignità.

La forza del silenzio

silenzio

L’uomo moderno, con le sue problematiche sempre in crescendo, è diventato una povera “appendice – dice Max Picard – del rumore”.
Parla come un cembalo scordato, librandosi in un circuito di parole a vanvera, inessenziali, che fanno da cornice alla fiera delle chiacchiere.
Le sue, purtroppo, sono parole che vengono dal chiasso e non dal silenzio, che è una precondizione del vero parlare.
Una parola che non riposa su di un fondo di silenzio non è mai autentica, perché  non nasce dal cuore;  è  solo un fatto palatale, ossia di parole non pensate, di parole parlate, ma non parlanti, capaci di interrogare il cuore di chi ascolta.
Chi vive solo di chiasso, perché ha disimparato il silenzio, possiede ” solo una lingua kitsch”.
E ciò si sperimenta ogni giorno nell’ ascolto televisivo o in  certi convegni, dove alcuni parlano per non dire niente,  a differenza di altri, per i quali il silenzio, in ascolto di sé,  è  segno di pensiero ed è più significativo delle stesse parole.

All’ombra della gola

spa

Quando mangi non trasformare la fame in un rito celebrativo della gola, la quale più che gustare veramente il cibo, diventa solo uno strumento di eccesso, che non ha niente a che vedere con una seria nutrizione.
Una bocca schiava di abusi, prigioniera della tavola sempre da imbandire, non solo inquina il corpo, ma obnubila anche la mente.

E poi in un mondo affamato a volte senza nemmeno il superfluo, è triste vivere solo per il gusto di mangiare, al cospetto di tanti che si accontentano di poche briciole.

Non sembra, oggi, di grande attualità la parabola evangelica del ricco epulone e del povero Lazzaro? Forse alcuni non si muovono sulla stessa lunghezza d’onda degli antichi ricchi Romani, in riferimento ai quali, Seneca scriveva:”edunt ut vomitent, vomitant ut edant”,cioè, mangiano per vomitare e vomitano per mangiare?

Ogni giorno non è mai uguale

cielo

Ogni giorno non è mai uguale.

Ha sempre un sapore diverso: un intarsio di gioia e tristezza, di lacrime e sorrisi, di affanni e serenità, che rende la vita espressione di continuo stupore.

Non solo, ma la veste anche di  certezze e speranze, di illusioni e delusioni, che  la ravvivano o in un arcobaleno di ebbrezza o la prostrano in un tonfo di sconforto.

E tutto, nella bellezza delle sue sfumature e  dei vari colori, forma  quel mosaico irrepetibile, che si chiama uomo, nella cui immagine Dio si specchia  ed  imprime  orme di  novità.

E’  il fascino avvolgente di un Padre, mai stanco di cercare  e ritrovare, nella trama delle vicende terrene, la sua  creatura, che meglio e più di tutte, rivela  i lineamenti  del Suo volto.

Il ritratto della vergogna

affamato

Il nostro è  un mondo dalle troppe maschere.
C’ è  chi grida a squarciagola la carità  e chi in silenzio copre facilmente il suo volto, per non vedere né  ascoltare i lamenti, che attraversano le vie.
C’ è  chi condanna con frasi stereotipate l’ ingiustizia, che alligna ovunque e chi in privato la ordisce a danno di chiunque, pur di tutelare i propri interessi.
C’ è chi si ferma per strada e piange a dirotto sulle ferite di un cane investito e chi, di fronte alla morte tragica di un uomo, passa oltre, senza neppure uno sguardo di pietà.
E’  il mondo senz’ anima, che fa da contraltare al vangelo. E’  il mondo che continua a restare sordo al comandamento nuovo di Cristo: la carità.
A tale proposito, sono di grande attualità le parole di Ernesto Oliviero, che, parafrasando quelle di Gesù, scrive:” Avevo fame e ho ancora fame. Avevo sete e resto assetato. Ero straniero e non trovo una terra amica. Ero carcerato e nessuno mi ha liberato. Ero nudo e continuo a vestirmi di freddo. Ero malato e muoio solo. Avevo dubbi e nessuno mi aiuta a capirli. Ero angosciato e nessuno mi dà speranza. Ero bambino di strada e solo la strada,con le sue violenze, mi accoglie…”.
E’  il  vero ritratto della vergogna di un mondo, che si preoccupa più di dare il necessario ad un animale, che il superfluo al proprio fratello.

Non lasciarti sedurre solo dal presente

eterni

Farsi consumare l’esistenza dalla fuliggine del tempo, come se il suo scorrere si racchiudesse in uno scrigno senza speranza dell’oltre, è una profonda tristezza.
E’ deprimente vivere, rincorrendo solo vie e sentieri nuovi, per poi vedersi, all’improvviso, vecchio con il volto istoriato di rughe.
Neppure è appagante fermarsi, per affacciarsi al balcone del passato,dove, al di là delle solite certezze materiali, non si trova alcunché di eterno, che abbia dato un senso alla vita. Purtroppo,oggi più di ieri, siamo diventati smaniosi roditori del presente, che dipingiamo in una varietà di sfumature e di ingredienti immediati, senza alcun desiderio di andare oltre la cornice delle cose, dove potremmo capire il vero mistero della vita.
E’ veramente drammatico,amico mio,vedersi timbrati dall’ingratitudine del tempo, che sciupa ogni energia,facendoci quasi un deserto arido, quando, se solo ci guardassimo dentro, potremmo trovare quelle orme di immortalità, che la coscienza, non sempre usata, mai smette di segnalarci.

Cultura religiosa senza fede

maniaNella mia esperienza cristiana  conosco troppi maestri, depositari di dottrina e teologia, pronti a dare risposte ad ogni quesito di fede, però incapaci di viverla ed impregnare il loro vissuto della sua bellezza. Tante belle e soltanto parole, sospese ad una cultura astratta, prive di ogni annientamento nella realtà. Tutta teoria che genera il fascino della cultura come qualsiasi altra conoscenza, ma non apre la porta del cuore, sollecitato dallo Spirito, a “ricevere il messaggio di Dio che ci ha portato Gesù Cristo,viverlo e portarlo avanti”.
Purtroppo, questa mania della sola cultura religiosa è  presente anche nelle comunità parrocchiali, dove non pochi sono coloro che, pur sapendo bene il contenuto della fede, non hanno fede, a differenza di tanti altri, che, pur ignorando la teologia, hanno una fede viva, perché hanno incontrato realmente Gesù Cristo e non verità  astratte. Ed è proprio questo incontro con Gesù Cristo, che porta  alla testimonianza. Perciò ” una fede senza opere – sottolinea l’apostolo Giacomo – una fede che non coinvolge e non porta alla testimonianza, non è  fede. Sono parole. E niente più che parole”.

 

Il mostro della Burocrazia

burocraziaLa burocrazia è  uno dei peggiori disagi, che affligge la nostra società. Un vero sistema di potere silenzioso, che impone pesanti fardelli di denaro e di  tempo, impregnati da continui capricci verbali, che hanno nomi diversi e sempre destinati a rallentare ogni iniziativa sia imprenditoriale che personale. E’  una ragnatela avvolgente con fili soffocanti,  che si insinuano ovunque, generando contesti di perbenismo interessato che si scioglie  soltanto con i soliti ritornelli del do ut des. E la politica, che nicchia nei suoi aborti  di fantasia, poco o nulla fa per eliminare questo mostro dalle multiformi teste, che sta divorando lo stesso Stato . Poco o nulla fa per snellire questa locomotiva, che uccide la voglia di viaggiare, tanto  è  lenta e paurosa di perdere le trame dei propri appannaggi economici. Eppure, in una società che sta cadendo nella povertà; che vede bruciata ogni speranza occupazionale, è veramente assurdo registrare come  le strutture di controllo  addormentino ogni rilascio di autorizzazioni sia per i piccoli che per i grandi  progetti, la cui valutazione finale arriva quasi sempre dopo esaurimenti di tempo e di denaro. E la politica grida e a volte promette riforme, che mai arrivano, quando sarebbe sufficiente solo  una leggina che contemplasse tempi perentori per ogni autorizzazione e sanzioni  per chi senza giustificati motivi non rispettasse i termini previsti. Il che eviterebbe lo spettacolo dei tanti salotti  nei luoghi di lavoro e darebbe certamente maggiore dignità  all’intelligenza di chi,arrabiato,osserva i capricci interessati dei burocrati di turno.

 

 

Esiste il diavolo ?

tentatoLo scrittore francese, Charles Baudelaire, diceva:” La più grande astuzia del demonio è far credere che egli non esiste”. Invece, oggi è più presente ed attivo di quanto si possa immaginare. Egli, scacciato dalla porta mediante la fede, è rientrato dalla finestra attraverso la superstizione.
Ed infatti, pur vivendo in un mondo fortemente proiettato in avanti, non si può sottacere che esso pullula di maghi, venditori di fatture, spiritismo, satanismo, fenomeni che inquietano non poco la coscienza e l’ aprono all’influsso del demonio.
Molti bollano la sua esistenza come frutto di “oscurantismo medievale”, ma egli esiste realmente e la prova vera non sta tanto negli ossessi, quanto soprattutto nei santi, che hanno, sull’esempio di Gesu nel deserto, lottato, vincendo, contro di lui.
Un giorno San Francesco d’Assisi confidò ad un suo compagno:” Se i frati sapessero quante e quali tribolazioni io ricevo dai demoni, non ce ne sarebbe uno che non si mettesse a piangere per me”. L’esistenza del demonio, però, non deve indurre ad attribuire a lui ogni sbaglio senza considerare la personale responsabilità  né   ogni sorta di disturbi morali, fisici e mentali con la conseguenza di facili e ridicoli esorcismi. Fenomeni che  spesso fanno ridere persino il diavolo, il quale non riderebbe affatto, se questo ministero di misericordia venisse compiuto, per incarico del proprio vescovo, dal sacerdote che si muove solo ” con preghiera e digiuno ” e non per professione, come se si sentisse dotato di poteri speciali da attivare non senza corrispettivo economico.  Ebbene, aldilà di ogni considerazione, è importante non avere paura. Con Cristo non c’è nulla da temere.
” Satana – diceva un padre della Chiesa – è come un cane legato sull’ aia: può latrare ed avventarsi quanto vuole; ma, se non siamo noi ad avvicinarlo, non può mordere”.

Dove sono i genitori?

computer

Ogni giorno registriamo notizie raccapriccianti, che filtrano sporcizie immorali, coinvolgenti minori in un gioco di prostituzione,
avendo come corrispettivo una ricarica, un abito griffato, un telefonino…spesso nell’ indifferenza degli adulti.
Un pericolo annunciato e sempre sottovalutato dalla gran parte dei genitori, che consumano il tempo per tante cose inutili,
e nulla o poco fanno per controllare i contatti silenziosi che i loro figli intrecciano con sconosciuti via internet.
Quello che si scopre qui è  un mondo ovattato di false indicazioni, di etichette pubblicitarie, ben note ai profanatori del sesso,
che circuiscono, divorando ” carne nuova e  fresca ” con diabolica perversione.
E’  un mondo aperto,  senza riserve, dove tutto appare normale, anche le peggiori assurdità esistenziali, in una promiscuità senza limiti e senza età.
E tutto si consuma nelle pareti domestiche, che aprono porte e finestre ad occhi privi di identità, diavoli di turno, che si avventano come arpie,
razziando in un terreno privo di difesa e di vigilanza genitoriale.
E’ un mondo che continuerà ad uccidere, se i genitori non cambieranno atteggiamento verso i propri figli, non più fagotti da lasciare in casa,
ma persone con cui tenere un costante dialogo, improntato a reciproca sincerità, anche in presenza di immagini, fatti o proposte di strana  curiosità.
Parlare, dialogare, aprire il cuore ai figli è  la premessa necessaria per una crescita personale, adeguata ai tempi deboli che viviamo.